"Nidi, boom di richieste: ma il 20% rinuncia"

Un bimbo su due rischia. L’assessore Baracchi: "Molte famiglie però hanno già detto che non si iscriveranno, la lista d’attesa si riduce"

di Gianpaolo Annese

Sono giorni in cui l’assessore Grazia Baracchi (nella foto sotto) deve gestire l’impennata di domande al nido che ha colto di sorpresa il Comune: quest’anno il 44 per cento delle famiglie non potrà essere accontentato, quasi un bambino su due. L’anno scorso l’esclusione iniziale riguardava ‘solo’ il 35 per cento delle richieste.

Assessore Baracchi, come lo spiega questo boom di domande?

"È una tendenza iniziata l’anno scorso, ma quest’anno è più marcata. Segno, da una parte, della ripresa dell’occupazione con genitori tornati definitivamente al lavoro, e in presenza, dopo due anni di pandemia. È anche vero che i nonni non possono essere sempre disponibili come un tempo, spesso ancora occupati per effetto dell’innalzamento dell’età pensionabile. C’è poi un discorso da fare...".

Prego.

"I modenesi apprezzano i servizi educativi che rappresentano una delle prime scelte della famiglia per l’accudimento dei bambini anche molto piccoli. E l’abbattimento delle tariffe, grazie alla manovra della Regione, ne ha aumentato l’appetibilità".

Ma non si poteva prevedere questo incremento?

"Modena è tra le città italiane che offre una maggiore copertura di posti nido, pari al 45,5%, superiore alle indicazioni della normativa europea e nazionale. È però sempre molto difficile per l’ente locale calibrare la risposta davanti a una domanda altalenante, soprattutto se si considera che l’aumento si registra in un generale contesto di calo demografico. Pochi anni fa arrivavamo a esaurire le liste d’attesa".

È un’inversione di tendenza?

"Cominciata però solo negli ultimi anni. Il calo delle nascite è costante invece dal 2012 e contemporaneamente si riducevano le domande. D’altra parte, tante famiglie presentano domanda d’immissione anche per tenere aperta una possibilità, ma poi compiono scelte diverse: ogni anno circa il 20 per cento di quelle che fa richiesta opta per altre soluzioni già a luglio, entro il termine in cui non è prevista penale per la rinuncia".

Avete già il quadro delle rinunce?

"Gli uffici sono al lavoro anche per rimodulare le liste d’attesa alla luce di quel 20 per cento di famiglie che hanno già optato per altre soluzioni. I posti rimasti liberi saranno a breve proposti e assegnati ad altri".

In generale resta però un aumento delle richieste, come pensate di farvi fronte?

"A inizio 2021 abbiamo avviato una programmazione dei posti nido con tutti i gestori autorizzati che hanno intrapreso il percorso di accreditamento per consolidare l’assetto dei posti contrattualizzati e prevedendo un aumento. Oggi i gestori sono tutti accreditati. E già dal 2019 abbiamo aumentato i posti convenzionandone una ventina in più. Certo insufficienti davanti al gran numero di richieste di quest’anno, tra le quali rientrano però anche una sessantina di non residenti che quindi potranno usufruire di possibilità nei Comuni di residenza".

Quanto costa un bambino al nido?

"Gli oneri sono sostenuti per l’80 per cento dall’ente locale e solo per il 20 per cento dalla retta pagata dalla famiglia. Sono costi che ricadono sull’intera collettività, anche se più che di costi vorrei parlare di investimenti per il futuro perché il nido è, sì un servizio di cura e conciliazione, ma anche il primo passo di un percorso educativo e formativo".

Quali sono gli importi?

"Il costo mensile di un posto al nido, a seconda della modalità di gestione, si aggira su una cifra che va da 800 a mille euro con una compartecipazione delle famiglie che varia da un minimo di 71 a un massimo di 498 euro.