Omicidio Ansaloni, chieste pene lievi. "Mia madre morta, loro presto fuori"

L'intervista al figlio della donna: è inaccettabile

Simone Benati e la madre Mirella Ansaloni

Simone Benati e la madre Mirella Ansaloni

Finale Emilia (Modena), 3 aprile 2019 - A qualcuno avevano dichiarato addirittura di vederla come ‘una nonna’. Eppure, con un’impensabile freddezza per due amici marocchini di soli 19 anni, avevano studiato quel colpo: erano entrati a casa dell’anziana e, dopo averla uccisa con una bottigliata in testa, l’avevano rapinata di collanina e contanti. Ieri per i responsabili oggi 21enni dell’atroce delitto che sconvolse a settembre di due anni fa Finale Emilia, paese della Bassa modenese, quando la pensionata 78enne Mirella Ansaloni fu trovata morta in casa in un lago di sangue, la pubblica accusa ha chiesto pene ritenute troppo compassionevoli dai familiari della vittima. Per la mente e la mano del delitto, Hamza Driouch, ritenuto l’esecutore materiale, il pm Claudia Ferretti ha chiesto 12 anni. Per il connazionale Ayoub Lamsid, considerato il complice perché sarebbe rimasto all’esterno della casa durante il delitto, la pena chiesta è di otto anni. 

Una scelta legata alla necessità, secondo l’accusa, di far sì che la condanna per i due ragazzi rappresenti una rieducazione e una possibilità, poi, di reinserirsi. Per l’avvocato di parte civile, Valter Biscotti, invece, la richiesta è esageratamente comprensiva verso gli imputati tanto che il figlio dell’anziana, Simone Benati, uscito dall’aula ha detto: «Mi vergogno di essere italiano». Per il legale di Ayoub Lamsid, l’avvocato Francesco Quadruccio, il pm «ha posto l’attenzione sul fine principale della pena che è quello rieducativo». 

Era il 18 settembre del 2017 quando Mirella Ansaloni fu trovata cadavere nella casa di Finale. Si pensò a un incidente domestico ma l’intuito degli inquirenti e le indagini dei Ris di Parma rivelarono poi l’agghiacciante verità: l’anziana era stata uccisa da due amici 19enni a scopo di rapina. Quel giorno i due si presentarono a casa della vittima e con la scusa di bere un bicchiere d’acqua entrarono in casa. Mentre Ayoub tornò all’esterno per accertarsi che non vi fosse nessuno nei paraggi, Hamza colpì la donna con una bottigliata in testa, uccidendola. Il giovane si appropriò della collanina e del denaro, poi, come se nulla fosse, i due si allontanarono. La refurtiva fu venduta a un compro oro per 400 euro, dilapidati in una notte di bagordi. 

***

L'omicidio di Finale Emilia
L'omicidio di Finale Emilia

Simone Benati che cosa pensa delle richieste avanzate dal pm? «Ancora non abbiamo la certezza che saranno confermate: la sentenza è attesa per il 12 aprile ma posso dire che sia io sia mio zio, così come il mio legale, siamo rimasti basiti: nessuno di noi se l’aspettava, anche perché i due responsabili già godono dello sconto di pena garantito dal rito abbreviato. È una vergogna: io stesso in questo momento mi vergogno di essere italiano».

L’accusa ha scelto evidentemente la strada della rieducazione... «Io lo definirei buonismo: tutti abbiamo figli e cerchiamo di educarli al meglio ma non è questa la strada giusta poiché quello che hanno fatto dimostra come di ‘basi educative’ non ne avessero. Abbiamo un bel da dire sul fatto che siano giovani e che non si meritino vent’anni in carcere... Eppure non si sono fatti molti scrupoli a rapinare una povera anziana; così come non ci hanno pensato due volte ad ammazzarla. Se non avessero saputo che potevano portare a casa qualcosa in modo facile non ci sarebbero mai andati. Parliamo di due ragazzi che sono andati a colpo sicuro, che hanno ucciso per procurarsi un bottino e reputo inaccettabile una pena così bassa».

Ayoub sua mamma la conosceva bene. «Sì e già in passato ho spiegato come avesse rubato altre cose in casa. Lui era il suo dirimpettaio e ha funto da palo. Pensare che ha dichiarato di considerare mia madre come una nonna. Eppure se senti urlare una persona, che tra l’altro conosci, l’istinto ti porta a intervenire, anche solo per capire cosa le stia capitando. Per lui hanno chiesto soltanto otto anni ma ritengo che entrambi abbiano le medesime colpe».

Secondo lei quindi non si può parlare di ‘sconti’ volti a rieducare i due ragazzi marocchini.... «Una pena rieducativa ci può stare ma un ulteriore sconto, come in questo caso, non credo possa aiutarli. Si sono già fatti due anni; dunque Ayoub tra poco tempo sarà fuori. Ritengo che quella che chiamano rieducazione dovrebbe essere ferrea: un insegnamento a vivere nella giustizia, lavorando all’interno del carcere per poi meritarsi, eventualmente, una riduzione della pena per buona condotta».

È deluso dalla giustizia? «Partirei da un altro punto di vista: perché questa, in realtà, è ingiustizia. Nessuna condanna riporterà mai in vita mia madre, è vero. Ma la sua dignità e la nostra, in questo modo, così come il dolore che da allora ci pervade passano in secondo piano, vengono schiacciati. Mirella Ansaloni camminava male, aveva bisogno del bastone ma non aveva disturbi e oggi se non fosse per loro sarebbe viva. E il mio danno morale? Chi me lo ripaga?».

Come pensa che andrà il 12? «Mi auguro che le vere vittime vengano prese in considerazione. Se le pene chieste dalla pubblica accusa saranno confermate, vuol dire che chiunque è libero di alzarsi la mattina e ammazzare qualcuno, sapendo che, alla fine, la giustizia è magnanima».