
"Piastrelle, la frenata dopo un buon 2022"
Produzione in leggero calo, come i volumi, ma fatturati in aumento, con vendite in valore che crescono a due cifre sia in Italia che all’estero. La ceramica italiana ha chiuso il 2022 con risultati ragguardevoli, di cui ha dato conto ieri il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, ma guarda al 2023 non senza apprensione, figlia di flessioni, in volume, che si attestano attorno al - 25% sui mercati esteri, al -13% sul mercato domestico.
"Senza dubbio, dopo lo straordinario exploit dei primi sei mesi del 2022, un ritorno su valori più bassi poteva essere prevedibile", spiega Savorani, ammettendo tuttavia come "da qualche anno viviamo accadimenti storici assolutamente straordinari che hanno cambiato lo scenario, rendendo la competizione internazionale ancora più accesa". I numeri, tuttavia, promuovono il settore composto da 259 aziende che occupano, nei settori della ceramica, dei sanitari, dei laterizi, dei refrattari e della stoviglieria 26.500 addetti diretti e fatturano 8,7 miliardi di euro, 7,2 dei quali sono tuttavia ascrivibili alle piastrelle. Le 128 ceramiche italiane ne hanno prodotto 431,2 milioni di metri quadrati (-0,9% sul 2021) con 18.639 addetti diretti, ottenendone vendite per 448,9 milioni di metri quadrati (-1,4%) e per i già citati 7,2 miliardi di euro (+16% rispetto al 2021), l’83% dei quali realizzato sui mercati esteri.
E se il 2023 è cominciato con il freno a mano tirato, dice Savorani, il settore continua comunque ad innovare, come dimostrato investimenti per 441,3 milioni di euro, in crescita del 25,6% sul 2021. I segni, opposti, davanti ai consuntivi delle vendite in volumi (in calo) e ai valori (in crescita) confermano comunque l’appeal del made in Italy della piastrella, che regge il confronto con il mercato globale nonostante criticità evidenti e tutte ‘italiane’, nel senso che il sistema paese, Governo e istituzioni non è che siano particolarmente collaborativi nei confronti delle istanze di un settore che sconta svantaggi anche rispetto ai concorrenti stranieri, in primis Spagna e Turchia, prigioniere anche loro, tuttavia, di contingenza non felicissima.
Ma restando all’Italia, "lo scorso anno ricordavano i primi mesi dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, oggi il dramma lo vive la Romagna con l’alluvione", ha detto ancora Savorani (la cui azienda ha sede a Faenza) evidenziando anche altre problematiche con le quali la ceramica italiana è, suo malgrado, costretta a fare i conti. "Rispetto ai costi energetici non sono stati adottati provvedimenti strutturali, né è stata potenziata l’estrazione nazionale del gas, e l’ETS, nato con il condivisibile obiettivo di decarbonizzazione, si è dimostrato inefficace e controproducente, determinando un effetto recessivo sull’industria". Poi ci sono – o meglio non ci sono – le infrastrutture: Confindustria Ceramica plaude agli interventi sulla ferrovia Modena-Sassuolo che elimineranno il passaggio a livello sulla Pedemontana, ma non manca di sottolineare come la viabilità del distretto resti carente. "Nessuna novità sulla Bretella Campogalliano Sassuolo, sul raddoppio della Pedemontana a Sassuolo e sul raccordo ferroviario tra gli scali merci di Marzaglia e Dinazzano". Opere necessarie "per alzare il livello complessivo di competitività della nostra industria e per completare quelle opere viarie accessorie indispensabili per innalzare la qualità e la sicurezza dei trasporti di persone e merci", ma fin qua ancora sulla carta.