Polo Conad, c’è chi dice sì "Così la zona resterà viva"

Marina Ferriani, storica residente della Sacca, difende il progetto "Qui abbiamo sempre convissuto con le imprese, siamo cresciuti grazie a loro"

Migration

di Vincenzo Malara

"Il rischio inquinamento? I cittadini a favore del Polo Conad sono i primi ad avere a cuore la salute dell’ambiente. Forse non tutti sanno che tanti di noi, che viviamo alla Sacca da oltre cinquant’anni, alzarono la voce negli anni ‘70 contro le vecchie Fonderie. Vogliamo un progetto che non impatti sulle nostre vite, ma dire di ‘no’ ad un’azienda che porta lavoro sarebbe come rinnegare la natura stessa di questo quartiere". Marina Ferriani vive alla Sacca dal 1965 ed è quella che chiunque definirebbe ‘una residente storica’. Appena iniziamo a parlare vuole subito precisare "che della politica non mi interessa nulla. Non ho mai sottoscritto la tessera di nessun partito e se parlo a favore dell’ampliamento Conad non è per dare ragione al sindaco Muzzarelli, che comunque apprezzo, ma per una convinzione che accomuna decine e decine di persone della Sacca, che hanno comprato casa e pagato i mutui anche grazie al lavoro dato dalle imprese della zona".

Perché ha deciso di schierarsi a favore di questo intervento che tanto fa discutere?

"Se mi sto esponendo è perché molti la pensano come me e non deve passare il messaggio che tutti i residenti della Sacca sono contrari al progetto Conad. Non è così. Quando io e mio marito comprammo il terreno tra il ‘64 e il ‘65 eravamo consapevoli che questo quartiere avrebbe ospitato anche aziende e capannoni. Io stessa ho lavorato da Chiarli e al Consorzio Latte e con quegli stipendi sono riuscita a comprarmi un’abitazione che lascerò ai miei figli. Tante persone che oggi protestano contro l’ampliamento Conad non sono nate qui e ignorano i sacrifici fatti da chi c’era prima…".

Perché secondo lei ingrandire il Polo Logistico porterà benefici alla Sacca?

"Questo è un quartiere che ha sempre convissuto con le imprese, che è cresciuto grazie alle aziende e non vedo il motivo per snaturarlo. Lo sa quanti capannoni vuoti ci sono e quante realtà rischiano di chiudere? Permettere a un Gruppo così importante di ampliarsi significa mantenere viva la zona contrastando il degrado. L’ex stabilimento Civ&Civ dove dovrebbe realizzarsi l’ampliamento è destinato al totale abbandono se non si farà presto qualcosa".

Gli oppositori pensano, al contrario, che un progetto di questo genere non farà altro che rendere invivibile la Sacca.

"Non sono d’accordo, ma allo stesso tempo sono consapevole che serve attenzione. Nessuno accetterà un intervento di ampliamento a scatola chiusa, ma il mio timore è che questo sia un ‘no’ a prescindere. Conad sta ancora definendo il progetto e come ogni azienda moderna dovrà rispettare tutte le norme ambientali. Le imprese della Sacca lo fanno da anni. La Gls, tanto osteggiata quando si insediò anni fa, adesso, per esempio, possiede una parte di flotta ecologica".

Tra le motivazioni più dibattute c’è quella dell’aumento esponenziale del traffico. Non la preoccupa?

"Anche su questo punto ho molto da dire. Ricordo che la vecchia Civ&Civ movimentava almeno un centinaio di camion, così come l’Unigrana che adesso ha spostato quasi tutte le spedizioni su Bologna. L’ampliamento di Conad non farà altro che riproporre una situazione di traffico che già esisteva e che nessuno ai tempi contestava".

Cosa pensa della mobilitazione del comitato?

"Penso sia animato da persone sicuramente in buona fede, ma tra loro c’è qualcuno che, temo, si muova per motivazioni personali solo perché c’è Conad di mezzo. L’obiettivo comune dovrebbe essere quello di migliorare il quartiere. Il progetto di ampliamento è ancora in fase preparatoria, il dialogo con l’azienda è aperto, opporsi a prescindere è soltanto un errore".