In un solo gesto, il decreto del presidente del Consiglio ha cancellato tutti i concerti che il teatro Comunale aveva programmato per il mese di novembre, fra cui quello ‘doppio’ (alle 17.30 e alle 21 di sabato 21) del celebre trio Honeck Savary Maurizzi. E ha tirato un colpo di spugna su tutti e tre i balletti del mini cartellone d’autunno, compresa la prima nazionale di ’Preludes’, con Anbeta Toromani, Alessandro Macario e Amilcar Moret Gonzalez, su coreografia di Massimo Moricone. Potrebbe ‘salvarsi’ soltanto il ’Werther’ di Massenet, previsto per il 27 e il 29 novembre, quindi al termine del mezzo lockdown annunciato domenica scorsa. "Questo decreto mi ha suscitato una profonda amarezza – ammette il maestro Aldo Sisillo, direttore del Comunale –, soprattutto perché mi sembra che sia stata una decisione non documentata dai dati. Quante persone sono rimaste davvero contagiate andando a teatro? Credo che, in questi mesi, in tutti i teatri si sia lavorato per rispettare e far rispettare rigorosamente tutte le regole, di certo molto più che in altri luoghi".
Non c’è giustificazione, quindi, per chiudere i teatri?
"Proprio così. Dovrebbero spiegarmi come sia possibile infettarsi in un luogo dove si sta fermi al posto, zitti, distanziati e con la mascherina. Non c’è alcuna evidenza. Credo che il governo abbia voluto limitare gli spostamenti, ma allora perché non scaglionare gli ingressi a scuola per fasce orarie? E perché non hanno controllato meglio la movida? Adesso se la prendono con i luoghi più sicuri".
Quanti posti prevedeva il Comunale dopo le limitazioni?
"La capienza normale del teatro è di 900 posti. Togliendo la platea, e limitando la presenza nei palchi a uno o due spettatori, si rendevano disponibili circa 260 posti".
Un danno economico notevole, quindi...
"Sì, ma quello che mi preme rimarcare è il danno sociale che questi provvedimenti stanno creando. Il danno principale è l’ansia e la paura che si diffondono: chiudendo i teatri, si infonde l’idea che siano luoghi pericolosi, e assolutamente non è così. E poi questa tendenza a minimizzare la funzione della cultura è molto pericolosa, quando invece l’arte, il teatro hanno un ruolo fondamentale di stimolo del pensiero critico: il teatro non si è mai fermato, neppure sotto le bombe".
In più il teatro è anche un’attività produttiva...
"Esattamente, ma purtroppo devo constatare che il governo forse non la ritiene al pari di altre. Invece il teatro dà lavoro a tante persone, sulle scena e dietro le quinte. Ma oggi sembra contare solo il profitto".
Stefano Marchetti