
Filippo Neviani, in arte Nek, racconta in un’esclusiva intervista il suo percorso, da Sassuolo al mondo, ai ragazzi della 2C.
Quando è nata la tua passione per la musica?
"Fin da bambino avevo uno spiccato interesse per la musica. Suonavo, o meglio, facevo rumore con i cucchiai di legno, sulle pentole di mia mamma. Finché poi, a sette anni, mi hanno regalato una batteria giocattolo. Il primo strumento vero e proprio, però, è stata una chitarra regalata da mia zia, all’età di 10 anni".
Chi, o che cosa, ti ha ispirato nella tua carriera?
"L’ispirazione arriva dalla quotidianità. Dalla vita stessa. Ciò che succede ogni giorno può essere bello, brutto, difficile o incredibile. L’amore, l’amicizia, la scuola, il lavoro, il cielo, la gioia o il dolore, tutto è spunto per scrivere. Le emozioni le ho sempre portate in musica".
Cos’hai provato quando hai sentito per radio, la prima volta, una tua canzone? Ricordi quando è successo?
"È stato nel ‘93. Non potevo credere di essere proprio io in quella stazione radiofonica. Ancora oggi, quando sento un mio pezzo in radio, provo un misto di emozione e felicità, ma anche di senso critico, perché trovo sempre qualche difetto".
In che modo il successo ha cambiato la tua vita?
"L’ha cambiata, ovviamente, per la popolarità. Ma ciò che conta realmente è non perdere di vista i valori più veri. Se non si hanno delle salde radici si rischia di perdersi".
Sei nato e vivi a Sassuolo. Che rapporto hai con la tua terra?
"Amo Sassuolo e la mia Emilia. Non cambierei mai città. Ho la fortuna di viaggiare tanto e ogni volta mi godo il viaggio, le persone, i luoghi e le diverse tradizioni, perché so che poi torno alla mia terra".
Sei stato recentemente vittima di un brutto incidente. Vuoi raccontarcelo?
"Una distrazione durante un lavoretto, in campagna, mi ha fatto rischiare di perdere due dita della mano. Ora sono salve, ma ancora non riesco a suonare come prima. Gli incidenti capitano purtroppo. L’importante è come si affrontano. Ogni situazione, bella o brutta che sia, ha sempre qualcosa da insegnare".
É stato l’incidente occorso che ti ha dato l’ispirazione per la composizione del libro, recentemente pubblicato, ’A mani nude’?
"Sì, il libro parla appunto dell’incidente e di come ho trovato il coraggio di affrontare le conseguenti difficoltà. É stato una sorta di diario che mi ha aiutato ad esternare, e ad analizzare, tutte le mie paure. In ognuno di noi alberga una forza incredibile.
Mi avevano detto che non avrei più suonato. Invece ora qualche nota sono tornato a suonarla, con quasi tutti gli strumenti.
La chitarra è la più impegnativa da recuperare. Ma non ho certo intenzione di arrendermi".
Classe 2ªC
scuola Cavedoni
di Sassuolo