
Il revisore Vito Rosati
Un utilizzo non collegato all’attività istituzionale della carta di credito per 24mila euro e il prelievo di contante per oltre 22mila euro a firma dell’amministratore unico "non contabilizzato". Sono i cardini dell’esposto segnalazione inviato del revisore dei conti di aMo Vito Rosati alla Corte dei conti.
Raggiunto al telefono Rosati spiega che nell’esposto, oltre all’illecita appropriazione di denaro attraverso bonifici per 453mila euro, si registra "un utilizzo probabilmente improprio e comunque non collegabile all’attività istituzionale di 24mila euro nel periodo 2022-2025 con utilizzo di carta di credito e il prelevamento di oltre 22mila euro di contante nei rapporti di conto presso alcuni istituti di credito a firma dell’amministratore unico nel periodo 2024 -2025, risultati non contabilizzati". Ma come mai Rosati non si è accorto di queste operazioni anomale? L’accusa che il revisore dei conti rivolge alla ’dipendente infedele’ è di "aver posto in essere una condotta di occultamento, manipolazione, e possibile falsificazione dei documenti contabili o bancari, impedendo, ritardando, complicando il disvelamento dell’illecito delle operazioni anomale quando conducevo le ispezioni a campione e periodiche, per evitare la scoperta delle irregolarità". Rosati infatti nella sua intervista di qualche settimana fa ha sostenuto "di non aver riscontrato anomalie nei controlli a campione effettuati sui pagamenti che gli venivano sottoposti". Oggi precisa inoltre "che dalle circolarizzazioni esterne dei principali clienti e fornitori non risultavano anomalie negli importi di credito o debito". Il Revisore deve avere sì conoscenza appropriata del controllo interno, "ma non compete a lui la verifica della sua adeguatezza e l’effettivo funzionamento oggetto di vigilanza".
In pratica Rosati valutava sulla base della documentazione che la dipendente gli presentava. Salvo poi rendersi conto, in un controllo più analitico, che alcune uscite non erano state registrate. Tutta colpa della dipendente dunque? Resta agli atti, nell’esposto presentato da Rosati, che il prelievo dei contanti fosse effettuato a nome di Reggianini, quindi personalmente da lui. Perché si sarebbe prestato al ritiro di queste somme senza chiedere alla dipendente che si occupava della funzione amministrativa i relativi giustificativi? Perché il direttore Berselli autorizzava spese minute tramite carte di credito aziendale, anche in questo caso, senza chiedere poi conto dell’effettivo utilizzo di questo denaro? "Presumo – spiega Rosati – che all’interno della struttura si agisse in un contesto di fiducia tale che il fatto che mancassero adeguati giustificativi delle spese dichiarate non costituiva un particolare problema".
Gianpaolo Annese