
Le telecamere di sorveglianza hanno permesso di incastrare l'uomo
Modena, 1 dicembre 2024 – Si muoveva con disinvoltura nel deposito, segno che quel luogo – così come i mezzi parcheggiati – li conosceva bene. Sapeva bene anche come renderli inutilizzabili ma, non trattandosi fortunatamente di un vandalo esperto, si è lasciato alle spalle parecchi indizi che hanno permesso ai carabinieri di individuarlo.
Un cappello bianco utilizzato per camuffarsi e una targa contraffatta ma non magistralmente anzi, in modo piuttosto goffo. Sono questi gli elementi che hanno permesso ai carabinieri di Modena, coordinati dalla procura, di individuare e arrestare l’autore dei gravi atti vandalici commessi ai danni di Seta. Come noto, infatti, venerdì i militari hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare ai domiciliari emessa dal Gip nei confronti di un ex dipendente: un 60enne reggiano, accusato di tentato incendio aggravato e danneggiamento aggravato.
L’uomo – è emerso – ha agito per risentimento e vendetta nei confronti della Società Emiliana Trasporti Autofiloviari S.p.a.: era stato infatti recentemente licenziato dopo 18 anni di lavoro. Alla base del licenziamento, gli atti intimidatori da parte dell’autista nei confronti di una collega ed ex compagna: il 60enne è stato infatti condannato per stalking.
L’uomo ha agito di notte in due distinti episodi: il primo raid vandalico in concomitanza con il primo giorno di scuola, lo scorso 16 settembre. L’indagato in quell’occasione ha danneggiato 51 autobus. Successivamente, il 22 settembre il 60enne è rientrato nel deposito Seta e ha gettato liquido accelerante contro uno dei mezzi parcheggiati.
“Fondamentale è risultata la visione delle immagini di videosorveglianza: ciò ha permesso di accertare come l’autore, in entrambi gli episodi avesse agito completamente travisato – ha spiegato il Maggiore Filiberto Rosano, comandante del nucleo investigativo –. Sul posto era stato rinvenuto parte dell’abbigliamento utilizzato dall’uomo nel piazzale e successivamente la visione delle telecamere ci ha permesso di documentare ogni suo spostamento”. Rosano ha sottolineato come l’analisi dei filmati abbia consentito ai militari di individuare l’auto sulla quale il 60enne aveva raggiunto Modena.
“Il soggetto aveva camuffato l’ultima lettera della targa: abbiamo accertato tutti i transiti dell’auto sia con la targa reale che con quella camuffata. Infatti l’ultima lettera, la L era stata trasformata in una U. Da qui l’individuazione dell’intestatario”. “Le indagini sono esito di una investigazione condotta con organizzazione e intelligenza, grazie alla collaborazione delle parti offese – afferma il colonnello Giovanni Mura, a capo del reparto operativo –. L’ipotesi è che volesse allargare il rogo anche agli altri mezzi, per causare danni irreparabili alla società”.
Il capitano della Compagnia di Modena, Marco Zavattaro ha sottolineato: “Quella notte, è stata recuperata la tronchese lasciata dall’autore oltre ad un cappello utilizzato dall’uomo durante il raid”. I carabinieri hanno poi rinvenuto in una zona boschiva le chiavi e frammenti che il 60enne aveva spezzato nei ’cilindretti’ degli autobus.