Si è spento Carlo Barbieri, genio del restauro

Tra i suoi interventi il recupero degli affreschi del Correggio a Parma e delle opere dell’Archivio di Napoli

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Nei giorni scorsi è mancato Carlo Barbieri, grande protagonista della cultura italiana. Nato a Motta di Cavezzo, dopo gli studi artistici a Modena si traferì a Milano, per imparare a bottega l’arte del restauro. Al termine del proprio percorso formativo tornò a Modena, dove aprì un centro di restauro in cui, negli anni, ricevette importantissimi incarichi da parte di Sovrintendenze per i beni artistici e storici, di enti pubblici e privati. Basti pensare allo ’strappo’ degli affreschi presso il Chiostro del Platano all’Archivio di Stato a Napoli, al restauro della Cappella Bellincini in Duomo a Modena, oppure ai lavori alla cupola del Correggio in Duomo a Parma, o ancora agli interventi sulle opere del Malosso nella Basilica di San Francesco a Piacenza. Il suo paese Natale, Cavezzo, ha espresso il suo cordoglio.

di Ferruccio Veronesi

La morte di Carlo Barbieri, avvenuta due giorni fa, è passata quasi inosservata. Misteri della comunicazione. Persone che, in vita, non lasciano una traccia, non sorprende che escano di scena nel silenzio generale. Ma Barbieri ne ha lasciate, eccome!

Nato a Ponte Motta di Cavezzo nel 1940, Barbieri entra di diritto nella schiera dei modenesi illustri. Diplomato al Venturi di Modena, è stato libero professionista in pubblicità (1958-1960), dipendente dell’American Machine Formation (1960-62), collaboratore del professor Della Rotta nel laboratorio di restauro per la soprintendenza della Lombardia (1962-69). Fondamentalae questa ultima esperienza che l’ha incoraggiato a installare nella sua città il più spazioso e attrezzato dei laboratori per il restauro di opere anche di grandi dimensioni. Per la sua versatilità si è guadagnato ben presto una meritata fama. A lui fu affidato il restauro, nella cupola del Duomo di Parma, degli affreschi del Correggio. Lavoro delicato, lungo, che richiedeva conoscenza profonda del Correggio (geniale anticipatore del barocco) e padronanza assoluta del mezzo pittorico. Fu necessario impiantare una grande struttura (le opere sono nella volta), e il lavoro durò anni, con esiti sorprendenti. A lavoro compiuto, fu concesso a studiosi, esperti, semplici curiosi, di salire la scala che portava a contatto col capolavoro nato a nuova vita. Si parla di ventimila persone. Il mondo dell’arte era in fermento.

Nella sua città, Barbieri, uomo riservato e di poche parole, si dedicò, con ritardo, anche alla pittura su tela e tavola. Tecnica di un "chiarismo blando, che rifugge da accostamenti e contrasti anche nelle sue improvvise impennate e nelle sue delicatissime accensioni" (Casimiro Bettelli). I colori svariano dal rosa al verde, frammezzati da gialli cremisi e violetti. Riconoscibile il volto della sua pianura (la Bassa modenese): "Un’attutita memoria cubista" (Pasquale Maffeo).