Smartphone, siamo tutti dipendenti

Migration

Michele

Colajanni*

Lo smartphone ha conquistato il mondo rendendoci tutti dipendenti. La maggioranza lo ammette; gli altri mentono o sono inconsapevoli. I figli del nuovo millennio non hanno avuto la fortuna di sperimentare periodi di disconnessione. Lo smartphone è integrato nella loro esistenza, nelle relazioni, nel gioco, ma è anche lo strumento migliore per colmare vuoto ed esperienza noiosa. Trovo agée sostenere che il proibire uno smartphone sia per il bene degli studenti. Le generazioni precedenti si distraevano in altri modi. Oramai, c’è un mondo al tramonto, cui appartengo, legato al Kierkegaard de "le cose più alte e belle della vita non devono essere udite né lette, ma vissute". E c’è un mondo incombente per il quale vivere un evento significa guardarlo da uno schermo, registrarlo e condividerlo. Al contrario la formazione pretende esclusività, concentrazione, divieto di registrazione e disconnessione. Il problema non è solo dei ragazzi; senza smartphone soffrono tutti gli alunni, universitari e adulti inclusi. Pochissimi luoghi richiedono attenzione esclusiva. La scuola rimane l’ultimo fortino che va difeso, sforzandosi di individuare soluzioni innovative in quanto il problema è serio e va affrontato come si trattano le dipendenze. Imporre lezioni noiose unite a mattine di disconnessione dovrebbe essere l’ultima opzione, la scorciatoia violenta destinata all’insuccesso in quanto impareranno a dotarsi di due smartphone. Partirei dall’esempio ("io non lo uso, tu non lo usi"), dalla fiducia ("lo tieni, ma non lo usi") e da approcci adatti a persone in divenire, con cui osare sfide di disconnessione, alternanza tra concentrazione e connessione o ascolto di loro proposte. Il vero obiettivo è superare la noia e l’ossessione del programma. Auspico un sistema teso a formare persone autorevoli pronte ad affrontare nuove sfide, non fannulloni, ma neanche scialbi "ripetitori". Ci sono riusciti con i ragazzi delle gang; nelle nostre scuole e università dovrebbe essere più facile.

*Docente Ingegneria Informatica Unibo