Omaggio a Pavarotti "Luciano ha dato prestigio alla musica italiana in tutto il mondo"

Eduardo De Crescenzo protagonista del concerto a Modena, organizzato per ricordare il maestro a 16 anni dalla sua morte: "Le canzoni napoletane sono un inno all’arte e alla vita"

Sedici anni fa ci lasciava Luciano Pavarotti

Sedici anni fa ci lasciava Luciano Pavarotti

Modena, 6 settembre 2023 – Sedici anni fa ci lasciava il maestro Luciano Pavarotti, il tenorissimo amato in tutto il mondo, uno dei più grandi interpreti del ‘900, capace anche di abbattere le barriere fra la lirica e altri universi musicali. Oggi dunque si rinnova il ricordo del suo talento, della sua voce straordinaria e della sua umanità.

Stamattina alle 8,30 nella chiesa di San Faustino verrà celebrata una Santa Messa in suffragio, e la famiglia ringrazia già anticipatamente quanti vorranno partecipare.

Ci sarà anche l’omaggio alla tomba del tenore al cimitero di Montale.

Anche il sindaco Gian Carlo Muzzarelli questa mattina porterà i fiori a nome della città di Modena.

E poi questa sera il tributo a Luciano Pavarotti illuminerà il ‘suo’ teatro, la sala che oggi porta il suo nome e quello di Mirella Freni, sua indimenticabile ‘sorella di latte’. Alle 21 al teatro Comunale, appunto, assisteremo al concerto "Avvenne a Napoli. Passione per voce e piano” con Eduardo De Crescenzo, cantante, musicista e compositore colto e appassionato: insieme al talentuoso pianista Julian Oliver Mazzariello, ci accompagnerà in un percorso fra le canzoni classiche napoletane fra il 1800 e il 1950, un repertorio a cui ha dedicato l’omonimo album. Da ‘Fenesta vascia’ a ‘Era del maggio’ ‘Luna nova’, ‘’ A vucchiella’, sarà un viaggio affascinante fra quei brani che Luciano Pavarotti ha amato e interpretato spesso nei suoi recital.

Musicisti pregevoli e grandi poeti intrecciarono i loro talenti, e la canzone si fece arte: crearono un repertorio, figlio dell’opera, per inventare la ‘forma canzone’ come la pratichiamo ancora oggi.

Il concerto è proposto dalla Fondazione Pavarotti, in collaborazione con il Comune e il teatro Comunale, e con il sostegno della Fondazione di Modena, nell’ambito del progetto "Modena Città del Belcanto”. Protagonisti della serata saranno anche due cantanti selezionati dalla Fondazione Pavarotti, il tenore Giuseppe Infantino e il soprano Iolanda Massimo, voci già apprezzate in importanti teatri e molto amati anche dal pubblico modenese. 

“Se oggi potessi incontrare Luciano Pavarotti, gli chiederei di collaborare a questo progetto perché la canzone classica napoletana possa viaggiare nel futuro in prima classe, com’era nella sua forma originaria, prima che i barbari ne facessero cori da karaoke", confida Eduardo De Crescenzo, voce d’eccellenza del panorama musicale italiano, capace di attraversare il tempo, le mode e le generazioni. In "Avvenne a Napoli" offre una versione, raffinata ed essenziale, di un repertorio di canzoni entrato nel cuore anche grazie alle indimenticabili interpretazioni di grandi artisti come il tenorissimo.

"In questo lavoro di ricerca tra storia e fantasia – spiega – ho provato a ritrovare il suono del tempo e dell’epoca di queste canzoni che nascevano per voce e pianoforte".

Perché ha deciso di recuperare questi brani?

"È un repertorio preziosissimo per la cultura musicale italiana ma anche il più bistrattato, vittima forse del suo stesso successo, smarrito senza colpe in mille versioni inopportune. Non tutti sanno che la forma ‘canzone’ nasce a Napoli, con questi brani. Per non dire che all’estero, quando si parla di musica italiana, ci identificano solo con l’opera e con la canzone classica napoletana. Eppure, nonostante il successo mondiale, questo repertorio, tra saccheggi impropri e fraintesi, aspetta ancora la consacrazione nell’Olimpo dei grandi classici della musica italiana".

Cosa ci ‘raccontano’ queste canzoni?

"Nei versi per lo più la bellezza della città e i sentimenti dei suoi abitanti. Nella composizione dichiarano l’internazionalità della melodia italiana e qui, alla ricerca del suono perduto, il contributo di un pianista speciale come Julian Oliver Mazzariello è stato fondamentale: anglo - italiano, trasversale alle culture e ai generi, con una grande sensibilità artistica e compositiva. Dietro lo spartito, però, c’è molto altro: c’è la Napoli dei ‘4 conservatori’, la Napoli dei caffè a cui sedevano Tosti, Costa Leopardi, D’Annunzio, Croce. Una fucina incredibile per i giovani e la società".

Fra i brani dell’album, ce n’è uno a cui lei si sente più legato?

"Sì, ‘Era de maggio’: è bellissima, semplicemente! Da sola riesce a rappresentare l’eleganza compositiva di versi e musica che quel tempo riuscì a esprimere".

Questi brani sono stati ‘adottati’ anche dall’universo del belcanto. Quali interpretazioni l’hanno colpita?

"Quando ho iniziato questo viaggio nel passato, ho ascoltato decine di versioni: cercavo quelle che più mi comunicavano lo spirito di quel tempo. Su tutte mi hanno ispirato e fatto compagnia le interpretazioni di Francesco Albanese e Gennaro Pasquariello: conoscevo già da tempo questi interpreti straordinari".

Il Maestro Pavarotti è stato speciale interprete di questo repertorio. Che immagine le resta di lui?

"Queste canzoni sono un inno alla vita, all’arte come ricerca della bellezza, come spinta all’evoluzione dei sentimenti umani, è ovvio che un artista come Luciano Pavarotti ne fosse innamorato estimatore: userei le stesse parole per descrivere l’immagine che resta di lui. Non ho avu to occasione di incontrarlo personalmente ma per fortuna puoi dire di conoscere un artista quando comprendi la sua opera. Ha dato moltissimo al prestigio della musica italiana nel mondo".

Alcuni brani, come questi, diventano dei classici, eterni. Ce ne sono anche fra le canzoni che lei ha interpretato. Non possiamo dimenticare «Ancora» che ogni volta ci emoziona. Qual è il ‘segreto’ che rende una canzone così amata per tanti anni?

"’Ancora’ fu composta da Mattone su testo di Migliacci: io pensai di interpretarla a metà strada tra la melodia italiana e il soul, con interventi vocali di composizione estemporanea di umore jazzistico. È un’alchimia misteriosa di mille componenti. La musica è sempre una magia che avviene nel cuore dell’artista ma anche nel cuore di chi ascolta".