Terremoto in Kerakoll, Emilia e Fabio Sghedoni indagati insieme all’ex ad per spionaggio in azienda

I due fratelli, ai vertici della multinazionale, si sarebbero rivolti a un detective privato (anch’egli inquisito) per registrare abusivamente incontri di lavoro: "Siamo sereni, dimostreremo la nostra estraneità ai fatti contestati"

La sede della Kerakoll, multinazionale che produce malte e collanti per l’edilizia, costituita nel 1968. L’attuale Ceo è Marco Zini

La sede della Kerakoll, multinazionale che produce malte e collanti per l’edilizia, costituita nel 1968. L’attuale Ceo è Marco Zini

Modena, 12 dicembre 2023 – Intercettazioni, pedinamenti, registrazioni abusive di incontri. Il tutto per screditare manager e forse anche altro. Sono queste le accuse che vengono mosse al consulente di due agenzie investigative torinesi nonché all’ex amministratore delegato di Kerakoll, nota azienda sassolese che produce colla per ceramiche, e agli attuali vertici della stessa azienda, Emilia e Fabio Sghedoni, figli del noto patron Romano Sghedoni.

Un’inchiesta che sta sollevando incredulità nel mondo industriale modenese, vista la notorietà dell’azienda e dei titolari coinvolti.

Le indagini partono dalla procura di Torino, e sono state rese note dal giornale La Stampa: al centro dell’inchiesta c’è infatti un ex carabiniere residente nel Torinese, salito alle cronache giudiziarie in passato per essere stato una colonna del gruppo speciale dei carabinieri diretti dal celebre capitano Ultimo, quelli che, per intenderci, arrestarono il super ricercato boss dei Corleonesi Totò Riina: si tratta di Riccardo Ravera, 60 anni, che una volta raggiunta la pensione è diventato consulente di società di investigazione privata, intestate a terzi.

Nelle 25 pagine firmate dai pm di Torino Gianfranco Colace e Giovanni Caspani, compaiono varie accuse: Ravera è indagato per aver fatto richieste a carabinieri ancora in servizio di annullare multe per lo stewardaggio del concerto di Tiziano Ferro.

In mezzo ci sarebbero anche biglietti gratis per vari eventi e presunte raccomandazioni ai vertici dei servizi segreti.

Un altro filone di indagine riguarda proprio la Kerakoll: si parla di di presunti spionaggi industriali, di tranelli per screditare manager.

E qui si leggono i nomi di Andrea Remotti, già a.d. di Kerakoll fino al novembre 2022 e di Emilia e Fabio Sghedoni.

Il primo è indagato proprio in concorso con Ravera, per aver cercato di screditare il dirigente Enrico Abbati, diretto concorrente di Remotti per il ruolo di Dg dell’azienda.

Gli Sghedoni, secondo l’accusa avrebbero commissionato sempre a Ravera (tramite l’agenzia Mr Security, per i giudici direttamente riconducibile all’ex carabiniere), di registrare in violazione di legge incontri e riunioni aziendali tenuti nella sala delle riunioni dell’hotel Mh di Piacenza.

Ravera avrebbe anche registrato incontri tra Kerakoll e due manager di Mapei (estranei all’inchiesta) e un incontro con Maurizio Setti, patron del Verona (anch’egli estraneo all’inchiesta) per la cessione del Modena Calcio.

Per cercare di screditare Abbati, sarebbe stato organizzato un incontro tra il dirigente e una donna polacca assistente per referente Kerakoll in Polonia, definita dalla Procura "professionista capace di creare situazioni imbarazzanti" al costo di 30mila euro al mese.

Dall’azienda Kerakoll è stata diramata una nota nella quale ci si dichiara fiduciosi del lavoro dei giudici: "Con riferimento all’articolo apparso sul quotidiano La Stampa e che vede coinvolte le persone di Fabio ed Emilia Sghedoni, questi sono sereni rispetto all’attività dell’autorità giudiziaria e confidano che sarà accertata la loro estraneità ai fatti".