Pd, è tregua armata. Ticket Guerzoni-Ferrari, ma Lenzini deciso al blitz

Il capo di Gabinetto stringe un patto con l’assessora: lui sindaco, lei vice. Ricominciano gli Hunger Games tra gli otto. La paura del commissariamento

Il capo di Gabinetto stringe un patto con l’assessora: lui sindaco, lei vice

Il capo di Gabinetto stringe un patto con l’assessora: lui sindaco, lei vice

Modena, 25 dicembre 2023 – Giulio Guerzoni sindaco, Ludovica Carla Ferrari vice. È il ticket su cui stanno lavorando i diretti interessati e su cui sperano di far convergere almeno alcuni degli 8 candidati del Partito democratico per la corsa al palazzo comunale. L’alleanza favorirebbe entrambi. Guerzoni avrebbe al suo fianco una donna, proveniente dal mondo cattolico, intercettando certe sensibilità all’interno del partito. Tra l’altro l’assessora Ferrari è stimata dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli e interpreta gli ambiti su cui il primo cittadino pone spesso l’accento quando parla di crescita della città: smart city, innovazione tecnologica, turismo. Ferrari dal canto suo si aggancerebbe a uno dei cavalli più forti, consapevole al momento delle poche chance che avrebbe invece se decidesse di correre in solitaria.

Naturalmente uno schema del genere manderebbe gambe all’aria ogni proposito unitario in vista dell’assemblea del 15 gennaio, rompendo la tregua e riavviando gli Hunger Games. Si metterebbero di traverso Andrea Bortolamasi e anche Diego Lenzini, convinti in un eventuale scontro individuale, senza alleanze quindi, di poter superare Guerzoni se si dovesse giungere alla conta.

Il problema è però che nelle chiacchierate informali nei circoli emerge che la parte maggioritaria dell’assemblea cittadina, chiamata a esprimersi, gradirebbe che le venisse sottoposta all’esame un nome solo per evitare di dilaniarsi. Che fare? Nel partito si disegnano scenari. Difficile che si converga su un nome solo. Ma se così non fosse allora, a quel punto, meglio in tre che in due. L’alternativa più probabile cioè è che al 15 gennaio si arrivi con tre indicazioni: Bortolamasi e Guerzoni certo. Ma anche Diego Lenzini. Questo per evitare di ridurre la partita a un regolamento di conti tra il sindaco e il presidente della Regione.

Lenzini è fra i tre più votati dai circoli, colui che potrebbe spuntarla a sorpresa qualora nel conclave la logica dei veti incrociati neutralizzasse gli altri due cardinali. L’unica controindicazione è che è difficile che gli ex Ds cedano lo scranno più importante della città a un cattolico. Anche perché lo sta già facendo la vicina Reggio.

Bene, facciamo un salto in avanti e arriviamo al giorno dell’assemblea. Si decide con le firme chi è il vincitore che poi dovrà andare a fare le primarie di coalizione se gli alleati hanno altri nomi da proporre. Punto primo, cosa succede se chi vince non sbanca e resta decisamente sotto il 50 per cento? Ci vorrà uno sforzo di responsabilità non da poco nel partito per accettare un verdetto ‘minoritario’ e navigare tutti da quel momento in poi nella medesima direzione. ‘Ma la storia del partito lo dimostra, tutti accetteranno il risultato’, è l’auspicio più che la certezza. Certo, si potrebbe sempre andare alle primarie di coalizione con due nomi, una soluzione indigesta, ma l’opzione resta sul tavolo. Oppure...

Oppure c’è l’indicibile. L’ipotesi più apocalittica. Proviamo a immaginarla. I candidati vengono ritenuti troppo deboli, lo stesso vincitore supera a stento il 35 per cento. Nei circoli si guardano sgomenti, gli sconfitti scalpitano, i piani alti si agitano. Il nome c’è, ma non convince. ‘Così perdiamo le elezioni’, osa dire qualcuno. Il parlamentare Stefano Vaccari d’altronde, molto vicino alla segretaria Elly Schlein, aveva già inviato un ‘pizzino’ con un’intervista prima di Natale: ma quegli otto nomi, aveva detto in sostanza il deputato, da dove sono usciti? Che legittimità hanno se li hanno votati in 40? E le primarie, mica dobbiamo farle per forza.

Ecco allora che si materializzano le streghe che Muzzarelli ha evocato nella conferenza stampa con i giornalisti quando ha esorcizzato in tutti i modi imposizioni e interferenze esterne. "Abbiamo i numeri per fare le scelte migliori, ci pensa l’assemblea cittadina, sappiamo valutare da soli a Modena", eccetera eccetera. A Bologna, a Roma scatta l’allarme rosso. Viene messo tutto in discussione al grido di ‘Ragazzi, qui il 9 giugno vince la destra’. Schlein o chi per lei scende a Modena, si chiude in una stanza con Muzzarelli, Bonaccini, i segretari locali, i parlamentari, qualche veterano. Ripromettendosi di non uscirne se non con un nome esterno agli otto a quel punto (Baruffi, Mezzetti o un altro mister o ms X?). E con una minaccia: in caso di ennesima fumata nera, c’è il commissariamento.