Fiera Cibus, Patuanelli: per l'agroalimentare "grandi risorse dal Pnrr"

Sono 876 in Italia, record europeo, i prodotti con Indicazione geografica che accrescono il Pil: primo il Veneto, con 3,9 milioni di euro, poi Emilia Romagna e Lombardia

Cibus 2021 a Parma la Fiera internazionale

Cibus 2021 a Parma la Fiera internazionale

Parma, 01 settembre 2021 - Il settore dell'agroalimentare italiano "ha tutte le capacità di cogliere le opportunità delle trasformazioni, delle transizioni e delle innovazioni". E per questo avrà a disposizione "grandi risorse" dal Pnrr. Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, a margine del convegno "Il Made in Italy agroalimentare e le Indicazioni Geografiche. Le strategie per spingere la crescita" che ha avuto luogo oggi alla fiera internazionale Cibus di Parma.  Quello dell'agroalimentare "è un settore che sta facendo tanto per la sostenibilità e lo continuerà a fare - ha precisato Patuanelli -. Deve essere una sostenibilità non soltanto ambientale ma anche sociale ed economica. Credo che molto strumenti che stiamo mettendo a disposizione di questo settore - ha aggiunto il ministro - potranno far fare un salto ancora maggiore di qualità ai produttori italiani".  Anche se, ha aggiunto Patuanelli, "non si può chiedere all'agricoltura e al settore agroalimentare di fare uno sforzo in termini di sostenibilità superiore a quello che viene chiesto ad altri settori che hanno un impatto maggiore. Gli agricoltori sono i primi custodi del nostro territorio e dobbiamo fare in modo che custodiscano quel territorio gestendolo, creando valore e ricchezza per il paese". Parma, Cibus 2021: gli alimenti del futuro sono serviti

Qualivita: 181 prodotti registrati a marchio Ig in più dal 2010 al 2021

Nel corso del convegno sono emersi dati interessanti riguardanti la crescita dei prodotti registrati col marchio Ig, di Indicazione geografica. Le Ig (indicazioni geografiche) italiane sono cresciute da 695 a 876 (+181) dal 2010 al 2021, più di ogni altro Paese d'Europa.  A dichiararlo è Mauro Rosati, direttore Fondazione Qualivita che ha condotto lo studio con Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare).  Sono 3.358 le Ig dell'Unione Europea - aumentate di 757 dal 2010 al 2021 - che fanno registrare un fatturato di 75 miliardi l'anno. L'Italia mantiene il primato per numero di denominazioni e nel solo 2020 ha visto la registrazione di 14 prodotti (12 di cibo e due vini), facendo segnare numeri importanti: 180.000 operatori coinvolti e 285 consorzi di tutela riconosciuti. E con un valore di produzione delle Ig che dal 2003 al 2020 è salito da 5 a 17 miliardi di euro.  Cifre importanti anche per il valore all'export Dop e Igp che si attesta sui 9,5 miliardi (3,8 miliardi nel settore alimentare e 5,6 miliardi per quello vitivinicolo). 

Marghio Ig: primo il Veneto, seguito da Emilia Romagna e Lombardia

"Il 100% delle province italiane - ha detto Rosati - ha un ritorno economico da Dop e Igp. Non c'è un singolo Comune o azienda che non faccia parte di una filiera che conduca alle Ig". Tra le Regioni che hanno il maggior impatto delle Dop e Igp sul proprio Pil al primo posto c'è il Veneto con 3,9 milioni che precede di poco l'Emilia-Romagna (3,5 milioni). Seguono Lombardia 2,1 milioni e Piemonte con 1,3 milioni. "La sfida di oggi è valorizzare e aiutare le filiere nella sostenibilità affiancandosi alle indicazioni geografiche - ha detto Cesare Mazzetti, presidente Fondazione Qualivita - Dop e Igp sono l'elemento di maggior appeal verso i consumatori perché vogliono avere un riferimento molto preciso sulla provenienza dei prodotti che finiscono sulle loro tavole. Il nostro compito è tenere alta l'attenzione su tutto questo processo. E avere consorzi che già organizzano la loro filiera e che ci consentono di lavorare in modo più diretto, è fondamentale".