
La scomparsa di Santino, rimasto nel cuore a molti malati: lui voleva farsi chiamare medico di famiglia . Dagli inizi in ospedale, all’ambulatorio in via dei Partigiani. Poi anche l’impegno per il parco San Bartolo.
Ricordare il collega ed amico Santino Ciuffolini non è facile. Chi ha lavorato e vissuto per lunghi anni con lui nell’ambulatorio di Medicina Generale (prima in via dei Partigiani e poi in via Baracca) lo ricorda con l’affetto di chi sa di aver avuto un privilegio: lavorare con un Medico con la "M" maiuscola, che ha sempre avuto a cuore i suoi malati: lui voleva essere chiamato medico di famiglia, altroché di base!
E’ colmo di commozione il ricordo dei colleghi per la scomparsa del dottor Ciuffolini, spento da una malattia che non perdona che se l’è portato via in pochi mesi, a soli 69 anni, un anno dopo essere andato in pensione. "La competenza scientifica e l’empatia coi pazienti non sono sufficienti a descrivere l’uomo ed il medico: si restava colpiti dalla passione per il suo lavoro. Aveva iniziato – scrive Emanuela Lulli, ginecologa, a nome di tutti i colleghi – in ospedale, giovane specialista in Geriatria quando ancora l’idea che saremmo diventati un popolo di vecchi non era molto chiara".
Aveva poi scelto la Medicina Generale, in via dei Partigiani, con Giorgio Drago (altro ‘pezzo forte’ della Medicina di famiglia) e il figlio di Giorgio, Paolo: con loro aveva ritagliato per sé uno spazio specifico di attenzione per le persone più avanti negli anni.
"Così le famiglie avevano un parente iscritto con Giorgio, un altro – magari con problemi psichiatrici – con Paolo, e uno più anziano con Santino. Il mio arrivo aveva chiuso il cerchio: con me le donne delle famiglie! Ma Santino era e restava l’esperto dei vecchi: flebo e controlli a domicilio anche due volte al giorno: sapeva quanto fosse importante poter restare accanto ai propri affetti".
"Col trasferimento dell’ambulatorio in via Baracca – prosegue Emanuela Lulli – erano arrivate altre colleghe: Francesca Angeli e Stefania Maggi, poi Letizia Delbianco e Chiara Marchionni, a cui lui aveva passato il testimone, e che era stata scelta da tanti suoi assistiti quando aveva lasciato il lavoro per la meritata pensione. Che, purtroppo, non ha potuto godere. Di lui ci restano il sorriso un po’ sornione, la dedizione ai suoi malati, la passione di un lavoro che non è mai stato solo un mestiere, ma un’autentica vocazione per il bene delle persone".
Negli ultimi due anni aveva intrapreso, anche in vista della pensione, un impegno ‘politico’ per la tutela del Parco San Bartolo, diventandone consigliere: "Positivo, solare, ironico, anche di fronte alle avversità, con un cuore d’oro e una sensibilità rara – scrive l’Ente Parco San Bartolo -. Sempre presente e disponibile. Con la sua calma rassicurante, le sue argute osservazioni, i suoi solidi principi, la sua schiettezza diretta eppure mai offensiva, era diventato più di un consigliere. Soprattutto, con la sua capacità speciale di aggregare, di fare gruppo. Punto di riferimento per tanti residenti del San Bartolo, perno dell’associazione ’La Ginestra del San Bartolo’. Con Ugo, il suo amato cane, l’ha percorso in lungo e in largo infinite volte. Era pieno di idee e di voglia di fare, persino quando le forze hanno iniziato a venirgli meno, il suo desiderio di dedicarsi non è mai diminuito. Dal letto d’ospedale ha continuato a partecipare, in video-collegamento, alle riunioni dando il suo contributo a iniziative lodevoli, ultima la raccolta firme per far ottenere al Cenobio del San Bartolo il riconoscimento di ‘Luogo del cuore’ del Fai".
Lascia la moglie Paola, i figli Elisa e Federico, la nuora Sara, il genero Tommaso e la piccola Emma, la cui nascita ha portato luce prima del buio. "Buon riposo Santino – chiude la nota del parco – . Certi che ora stai vagabondando con Ugo in mezzo a prati, circondato da ginestre". Oggi il rosario alle 19 a Cattabrighe. L’ultimo saluto domani alle 10 in Duomo.