Allarme cinghiali, l’attenzione rimane alta

L’intervento di Andrea Busetto Vicari: "Le misure in campo sono troppo temporanee e non all’altezza di contenere il numero"

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Prima il lockdown e i cinghiali sempre più vicini alle case, incoraggiati dalla forzata quiete e da chi dava loro da mangiare, poi gli ungulati sono arrivati vicini, decisamente troppo vicini. Avvistamenti e video sui social li davano in luoghi anche molto frequentati. Via allora al piano per tutelare la pubblica sicurezza con le catture: diciannove i cinghiali messi in gabbia all’ombra dei torricini. Un buon risultato, veloce da ottenersi, ma messo in campo da una ditta toscana che per i suoi servigi si è fatta pagare dal comune oltre diecimila euro.

All’inizio del mese poi il via alle misure per allontanare i cinghiali da quelle zone urbane che avevano eletto a loro habitat. Un trattamento con prodotti repellenti, fatti con sostanze naturali di origine vegetale, per colpire l’olfatto molto sviluppato degli ungulati con un odore, già presente in natura, per tenerli lontani. Anche qui il risultato è stato positivo e di cinghiali se ne vedono meno ma per Andrea Busetto Vicari, l’agricoltore che più di tutti, in provincia e non solo, ha preso a cuore il problema degli ungulati siamo ben lontani dalla soluzione definitiva: "Le misure in campo sono troppo temporanee e numericamente non all’altezza di contenere il numero di cinghiali spropositato che orbita intorno ad Urbino -sentenzia Busetto Vicari, che è anche il presidente dell’Associazione Liberi Agricoltori-. Catturiamo 19 cinghiali due mesi fa ma oggi tutti quei cuccioli che si portavano dietro sono dei cinghiali adulti pronti a ripetere gli stessi danni e che si preparano a tante passeggiate per le vie di Urbino o per i campi degli agricoltori stremati. Non bene anche i trattamenti repellenti: possono tenere i cinghiali lontano per un po’ ma non si può ripetere il trattamento a vita". Con l’arrivo dell’estate forse i cinghiali hanno riparato più lontano dalle abitazioni e dalle strade e gli avvistamenti sono diminuiti ma con l’arrivo dell’autunno il problema potrebbe tornare: "Quelli in soprannumero nei boschi e nei campi in cerca di cibo torneranno a prendere il posto di quella ventina portati via dalla città. Occorre agire una volta per tutte alla base del problema, solo così ne verremo fuori". Nel frattempo è entrato in azione il protocollo firmato da Regione, Comuni ed altre associazioni di categoria: "L’assessore regionale Carloni sta facendo il possibile ma ho paura che il protocollo non decolli. Del resto come si può firmare un protocollo per il contenimento dei cinghiali con quelle associazioni venatorie che lamentano il fatto che al Furlo e zone circostanti c’è carenza di cinghiali? Ci sono cinghialai che chiedono con insistenza agli agricoltori che vogliono catturare i cinghiali con i recinti previsti dalla legge di lasciarli stare perché ci penseranno loro. Addirittura la stessa Unione Montana di cui Urbino fa parte ha nominato per la sua quota un cinghialaio all’Ambito Territoriale di Caccia PS1, ed è facile capire di chi costui rappresenterà le istanze. Se vogliamo cambiare davvero la situazione di Urbino ed il suo entroterra occorre iniziare da qui".