Anche i mosaici tra le occasioni perse dalla città

Lunghe polemiche e contrasti istituzionali hanno bloccato il recupero dei mosaici del Duomo di Pesaro. Solo un intervento privato della Fondazione Scavolini potrebbe finalmente portare alla luce questo patrimonio artistico.

I mosaici del Duomo fanno parte del teatro dell’assurdo di questa città. Così come entra tra le cose che sfuggono alla comprensione della maggior parte dei pesaresi, i lavori che da 35 anni vanno avanti all’interno di Rocca Costanza. Per erigere San Pietro ci hanno messo meno tempo. Lavori in corso è la parola d’ordine. Perché fra poco tempo occorrerà tirare giù le serrande anche della biblioteca Oliveriana. La vicenda dei mosaici rientra comunque a pieno titolo tra le occasioni perse, perché c’era un progetto pronto. E che aveva ricevuto anche l’ok ministeriale: staccare il mosaico superiore che doveva essere ricomposto poi sotto quello che oggi è lo spazio sottostante all’attuale cinema Astra. Questo lavoro avrebbe permesso di riportare alla luce il litostrato inferiore, quello del IV secolo, per cui si era davanti ad oltre 1600 metri quadrati di mosaici. Un unicum.

Il tutto è finito nel cestino perché con il Giubileo alle porte, la soprintendenza ai Beni Archettonici e quella dell’Archeologia si sono scontrate, con tanto di denunce. Il tutto per la realizzazione di un passaggio che doveva condurre dall’attuale sottosuolo del Duomo a tutta l’area che è sotto il cinema Astra. Il vecchio arcivescovo, oggi cardinal Angelo Bagnasco, decise per la soluzione che oggi è sotto gli occhi di tutti. Una operazione, quella che era stata messa a punto e che è saltata, oggi irripetibile per gli alti costi che comporterebbe. E’ vero che ci sono movimenti in città che vorrebbero portare alla luce anche il mosaico inferiore. Ma nessuno dice dove si prendono i finanziamenti per una operazione, anche tecnicamente, estremamente dispendiosa.Ora si aprono nuove finestre sui mosaici e si allarga una di quelle ‘antiche’. Meglio questo che niente si dovrebbe dire. Ma occorre aggiungere che quello che arriverà, per una migliore fruizione del litostrato, non giunge dal Comune, non arriva dalla Soprintendenza e non arriva nemmeno dalla Curia. Il tutto arriva da un privato, dalla Fondazione Scavolini. Se uno capisce questo, capisce tutto questo teatro dell’assurdo. E capisce anche perché da 35 anni ancora c’è il cartello ‘lavori in corso’ a Rocca Costanza.

m. g.