"Basta, smettiamo di improvvisarci ciò che non siamo"

Cari lettori, mi perdonerete se oggi non ho nulla di eclatante da raccontarvi. Sto passando questi giorni sui libri, in preparazione della prossima sessione che inizierà a gennaio. Sto preparando un esame tanto affasciante quanto devastante per la mia memoria: Stilistica e Metrica Italiana. E che cos’è? È quell’insieme di regole create in un passato a noi lontano, con le quali i grandi della letteratura italiana hanno composto i loro capolavori.

Un carico di informazioni non indifferente, che spesso mi porta ad esclamare: "Ma chi me l’ha fatto fare?!". È incredibile: dietro a tutto quello che ci circonda c’è uno studio precisissimo del minimo dettaglio, e noi, ignorandolo, ci godiamo il risultato con la presunzione di poterlo criticare senza averne minimamente le competenze. Siamo intasati da inutili informazioni immediate che ci risparmiano qualsiasi tipo di sforzo intellettivo. Scorrendo i social, non faccio altro che leggere castronerie di vario genere: dall’apostrofo incastrato con convinzione in "un’altro", al tremendo e illeggibile "se io avrei".

Sbagliare è umano, ma pretendere di scrivere papiri infiniti sul senso della vita senza averne le conoscenze, mi sembra eccessivo. Viviamo nel periodo storico in cui, se scatti una foto con il cellulare sei un fotografo, se citi un aforisma di Oscar Wilde sei uno scrittore, se fai la pecorella nella recita di Natale sei un attore. Basta. Sono stanca di tutta questa finzione e pretesa di fare e strafare.

Dove sono finiti il senso critico e l’umiltà di riconoscere che no, non tutti sappiamo fare tutto e che dietro ad ogni mestiere, passione, progetto, ci sono dei sacrifici enormi? Pensate a quanto sarebbe meglio se tutti la smettessimo di improvvisarci ciò che non siamo. Non sempre la via più facile porta alla felicità.

Asia D’Arcangelo