"Non contestiamo l’esecuzione di un provvedimento disposto dalle autorità giudiziarie, ma i presupposti sui quali quel provvedimento è stato emesso, basandosi su di una perizia risalente a quando il minore non aveva nemmeno 12 mesi".
I genitori affidatari del bambino di 2 anni e 9 mesi che tra qualche settimana dovrà tornare dalla sua famiglia d’origine, desiderano rispondere alle affermazioni dell’avvocato Irene Ciani, legale della famiglia naturale. "Sono presupposti fatti senza che sia stata neanche effettuata una verifica sulla permanenza o meno delle ragioni che avevano portato alla decisione di non collocare il minore nel nucleo familiare biologico, ragioni che ad oggi permangono e quindi sono tutt’altro che di carattere transitorio – continua la coppia –, senza procedere neppure all’ascolto della famiglia affidataria così violando la legge 184/1983 al punto da rendere nulla la pronuncia, senza tenere in considerazione la continuità degli affetti e perciò non prevedendo alcun diritto del minore a mantenere rapporti affettivi con quelli che lui sa essere il suo babbo e la sua mamma, diritto oltretutto sancito dalla legge".
Tra poche settimane, in base al una sentenza della Corte di Appello, dovrà tornare nella casa dei nonni materni con la sua mamma biologica: "Quanto confermato dal legale della famiglia biologica che attribuisce a noi un’’aggressività affettiva’ – continuano gli affidatari –, fa tutto pensare tranne all’interesse del minore, soprattutto visto la volontà di scindere ogni rapporto con coloro i quali egli ritiene i suoi genitori. Il collocamento di un bambino di nemmeno tre anni presso un nucleo famigliare con le difficoltà riscontrate, e non tenute in considerazione, non può essere definito lo ‘sbocco naturale del procedimento’, tanto che il Tribunale per i minorenni aveva confermato la permanenza del minore presso la famiglia affidataria".
La famiglia si riferisce a una prima proroga dell’affido che era stata stabilita dal giudice e avverso la quale la famiglia biologica ha presentato ricorso. "Non si tiene conto dello stato psicofisico del bambino il quale sì, ha sempre mantenuto il contatto con la madre biologica, tuttavia senza mai reputarla ’la sua mamma’, nonostante gli sforzi innegabili dei genitori affidatari definiti ’modello’ dai servizi sociali. Noi abbiamo sempre creduto e crediamo ancora nell’integrazione con la famiglia biologica, tanto da invitare la madre a passare del tempo con il bambino a casa nostra per ben tre volte, abbiamo addirittura pranzato insieme. Abbiamo passato dei momenti bellissimi, siglati da scambi di messaggi di affetto tra noi mamme. Una coppia a cui viene affidato un bambino, se è scelta tra quelle disponibili all’adozione, è perché il tribunale intravvede un progetto di famiglia tutt’altro che temporaneo. Non siamo stati un parcheggio. Il nostro affetto per il bambino va al di là di ogni logica di possesso, ma è stato deciso che lui perda tutto ciò in cui ha creduto e confidato, proprio come se cadesse una bomba sulla sua vita. Come si può rimanere indifferenti a tanta sofferenza? Ai bambini non interessa la biologia e nemmeno la legge. Che voragine creerà in lui la perdita del suo babbo e la sua mamma e di tutti gli affetti affini? Il bambino non è ’mio o tuo’, ma è un futuro adulto che deve essere rispettato".