Bloccate le radiografie oncologiche, la protesta

"Mancano 8 radiologi e le liste di accesso sono chiuse". Una paziente: "Mi hanno detto di andare dai privati"

Bloccate le radiografie oncologiche, la protesta

Bloccate le radiografie oncologiche, la protesta

La sanità locale a livelli sempre più allarmanti per le conseguenze che si riverberano sui pazienti. Mancano radiologi, medici, infermieri. E i pazienti si sentono abbandonati. Ecco la storia di una donna di 40 anni di Urbino che racconta la sua esperienza dell’altro ieri: "Per comprendere quello che sto per dire bisogna ricordare quello che i nostri avi hanno scritto in costituzione: Art. 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Mi hanno diagnosticato un tumore al seno molto aggressivo nel 2016 ma grazie alla prevenzione e alla professionalità dei medici, infermieri sono riuscita con le cure e con tutte le difficoltà che queste comportano a ritrovare la luce perduta. È stato un percorso lungo, difficile, doloroso che ha trasformato la mia vita e che per forza di cose ha deviato il mio percorso di vita da quelle che erano le mi aspettative. Ringrazio ancora la mia famiglia che mi ha sostenuto e ancora oggi lo fa ringrazio infinitamente il personale sanitario che mi ha assistito e che ancora oggi nel follow-up di routine annuale mi segue".

"Ma oggi – racconta – ho ricevuto la telefonata di una operatrice che con molto imbarazzo mi ha detto che per mancanza di 8 dottori radiologi all’ospedale di Urbino e delle liste di attesa non rese disponibili per l’oncologia dovevo provvedere per conto mio ad effettuare un eco addome completo, uno dei diversi esami previsti nel follow-up oncologico. Sono rimasta allibita, senza parole".

"Subito dopo la telefonata – continua la lettera– non ho pensato a me stessa, che in qualche modo sarei riuscita a effettuare l’esame strumentale privatamente ma alle tante e ai tanti che hanno vissuto un’esperienza oncologica e un percorso doloroso che oggi non possono economicamente permettersi di curare. Mi domando, e qui torno alla premessa che ho fatto, un sistema sanitario che non tutela la salute dei cittadini, un paese democratico che non tutela un diritto costituzionalmente garantito non si può chiamare tale".

"Mi rivolgo ai politici – conclude la lettera – alla politica in generale, voi avete un incarico di fondamentale importanza, avete una grande responsabilità, voi siete i garantisti di quello scritto in costituzione, voi siete al servizio del cittadino, di conseguenza dovete attuare politiche che tutelino i diritti, questa è la vostra mission questo è il vostro dovere".