Pesaro, due braccati gli piombano in giardino: "Ne ho bloccato uno, mi ha preso a calci"

Emanuele Cimini, 49 anni, vive in via Cimarosa, vicino al parco: si è ritrovato di fronte due stranieri che scappavano dai finanzieri. "C’era mia figlia in casa, avevo paura che volessero entrare e così sono intervenuto. Sono stato colpito al fianco, ho i lividi"

Emanuele Cimini (Foto Toni)

Emanuele Cimini (Foto Toni)

Pesaro, 8 novembre 2022 - Come un film. Se non ci fosse quel livido sul fianco sinistro a ricordarglielo (sette giorni di prognosi, il segno del calcio che ha ricevuto), Emanuele Cimini – 49 anni, tranquillo padre di famiglia, pesarese, elettricista, una moglie, due figlie – poteva pensare che quei due giovanissimi ragazzi di colore che di punto in bianco si è trovato nel suo giardino giorni fa fossero due stuntman che stavano girando la scena di un film: due che scappano, la polizia a inseguirli. E siccome non sanno dove altro fuggire, piombano nel giardino di un privato: corsa, salto, finta adrenalina, poi un altro ciak.

Non era un film. Emanuele è stato ferito da uno dei due ragazzi di colore che fuggivano perché braccati durante un controllo che i militari della Guardia di Finanza, una decina di giorni fa, stavano facendo all’interno del parco. Lui si è trovato i due nel giardino dell’appartamento in cui risiede, a piano terra, in una palazzina situata a metà circa di via Cimarosa, tra la Coop e il campo scuola, a poche decine di metri dal parco. Ha provato a bloccarne uno, che per divincolarsi gli ha sferrato il calcio, prima di saltare e fare un volo di circa quattro metri, dal piano giardino alla buca del garage sotto, e dileguarsi. Il compagno era già scappato prima, nello stesso modo.

E’ Emanuele che parla. "Ero nel soggiorno, davanti al computer, sistemavo delle cose di lavoro, 17 e 40 circa. Io e mia figlia più grande in casa, mia moglie era uscita con la piccola. Sento delle grida dalla casa vicina alla mia. Mi affaccio e vedo nel mio giardino due ragazzi di colore, che avevano appena saltato la siepe di confine dell’altra abitazione. In casa c’era mia figlia di 17 anni che stava studiando...".

Qualche millesimo di secondo di stupore, poi scatta la paura. Il primo pensiero dell’uomo è che i due possano entrare in casa, e creare ulteriori problemi a lui e soprattutto a sua figlia. Quindi lui d’istinto cerca di fare barriera, tra i due e la porta finestra del soggiorno.

"Esco. Siamo vicini. Uno mi passa davanti, riesco appena a vederlo mentre scavalca la mia siepe e vola giù nella buca del garage. Sono circa 4 metri di dislivello. L’altro lo vedo un attimo più titubante. Cerco di fermarlo, con le buone, si capisce, volevo evitare di fargli male, pensando che poi magari in tribunale ci andavo io. Riesco a cinturarlo e per circa 15 secondi lo blocco. Poi lui si divincola. E per farlo mi sferra un calcio al fianco. Cado per terra. Ma lo vedo fuggire, passando per la stessa via dell’altro. Mia figlia in casa aveva iniziato a piangere. Io ero per terra. Mi rialzo. Dai piani di sopra qualcuno mi dice che è andato giù con la testa. Controllo, ma sotto non c’era nessuno. Torno in casa". Per un po’ l’uomo pensa che è a posto, non è successo nulla, a parte la paura.

"Poi – racconta il papà – la botta del calcio inizia a farmi male. Vado al pronto soccorso. La ferita è lieve. Ora mi sono rimasti i lividi. Vado a fare denuncia". "Qui – fa il punto Emanuele – la zona si sa qual’è. In via Cimarosa l’estate scorsa una ragazza che viaggiava in bici sulla ciclabile è stata scippata: per prenderle la borsa, l’hanno fatta cadere per terra. Spero che raccontare questo fatto che mi è successo almeno serva a qualcosa. Perché qui ci sono le case con bambini e anziani, e in casa uno deve stare tranquillo. Per questo ho fatto denuncia ai carabinieri". Al piano terra della sua casa ci sono delle sbarre alle porte: "C’erano già – spiega Emanuele – quando siamo arrivati. Cinque o sei anni fa i ladri setacciarono tutti i piani terra delle case qui intorno. E credo di avere capito, vedendoli, che gli spacciatori spesso si muovono con il monopattino".

"Era un pomeriggio qualsiasi, tranquillo – chiosa la moglie, che ieri stava preparando il pranzo –. E quei due sono entrati nella nostra normalità".