Cagli, l’arena che si allaga sempre: da 78 anni

Dopo tanti episodi, nel ’76 la Comunità montana approva un piano idrico che vieta la costruzione nelle aree golenali. Poi tutto dimenticato

di Mario Carnali

L’evento eccezionale oltre al quale dovremo avere a che fare sempre più spesso nei prossimi anni, fa riflettere anche su molte dimenticanze passate su prescrizioni non rispettate. E Cagli non è escluso da questa slista. Ad esempio sull’ inondazione attigua alla confluenza dei fiumi Bosso e Burano della tanto chiacchierata Arena di Sant’Emidio, occorre ricordare cosa accadde anche al momento della prevista realizzazione.

In tanti a Cagli, espressero forti perplessità sopratutto tra i più anziani, ricordando le varie vicende che negl’anni interessarono l’inondazione di quel terreno situato vicinissimo al letto del Bura. Non furono ascoltati e anche in Commissione edilizia al momento di dare un parere sul progetto presentato, vi furono interventi che espressero il proprio parere molto critico. Non furono ascoltati e si procedette quindi con l’approvazione del progetto. In seguito lo stesso progetto incontrò ulteriori criticità in corso d’opera e si dovette rivedere la parte tecnica delle fondazioni essendo la futura costruzione delle gradinate collocata in un terreno alluvionale. Nuovi costi si sommarono quindi per una variante di progetto prevedendo pali di fondazione in calcestruzzo e si completo’ l’intera gradinata negli anni ‘90. Ma se la gradinata fu dotata delle necessarie risultanze tecniche per la sua staticità e sicurezza, ben poco fu valutato fino in fondo sui tanti rischi e possibili danni a causa di eventi più o meno eccezionali ricordando anche le inondazioni passate.

Sì, perché già nell’ottobre del 1944 appena passato il fronte, vi fu una grande piena simile a quella di qualche giorno fa che invase tutti i terreni con qualche metro di acqua e fango dall’Area di Sant’Emidio fino a Corte Bassa. Altra piena devastante avvenne anche in data 4 e 5 ottobre del 1976 con altri allagamenti che si verificarono, come accaduto giovedì scorso, anche nella vicina Cantiano dove acqua e fango invasero ugualmente piazza e centro storico.

Da allora il Consiglio della Comunità Montana con il Presidente Giuseppe Panico che rivestiva anche la carica di sindaco del comune di Cantiano, approvò un dettagliato Piano Idrico e di Bacino con una norma impartita a tutti i comuni membri che diceva: "Divieto assoluto di costruire con nuovi piani o concessioni urbanistiche nelle aree golenali". Nel piano elaborato dai tecnici in servizio allora nell’Ente, erano state indicate in rosso, compresa quella di S.Emidio, nelle carte progettuali tutte le aree golenali a rischio dove non si sarebbe più dovuto edificare. Ebbene quel Piano e quelle disposizioni del Consiglio e Giunta della C.M. del Catria e Nerone furono in poco tempo dimenticate dai vari comuni e fino ad oggi le conseguenze di danni in eventi più o meno eccezionali sono stati ingenti.

Pertanto se anche per l’Arena di S. Emidio fossero stati ricordati gli eventi delle esondazioni del passato e valutato quanto fu prescritto dalla Ccomunità montana sin dal 1976, forse si sarebbero evitati anche i danni a poveri ed inconsapevoli giostrai presenti in quell’area che dalla settimana scorsa hanno perso tutto.