TIZIANA PETRELLI
Cronaca

Cat calling: se volgarità e fischi fanno cambiare look. E strada

"Ma quali complimenti?!. Il cat-calling è una molestia, non un complimento. Eppure, ancora oggi, molti lo minimizzano, lo giustificano o...

La conferenza sul «cat calling» (letterale:. «lamento del gatto»): molestie di strada

La conferenza sul «cat calling» (letterale:. «lamento del gatto»): molestie di strada

"Ma quali complimenti?!. Il cat-calling è una molestia, non un complimento. Eppure, ancora oggi, molti lo minimizzano, lo giustificano o lo considerano parte della quotidianità".

Per questo l’Associazione Giunone, formata da avvocate fanesi impegnate nella tutela dei diritti delle donne, ha promosso il progetto "Ma quali complimenti?!", un percorso di sensibilizzazione che si è concluso ieri con un convegno alla Memo dove sono stati illustrati i dati raccolti nelle scuole superiori e inaugurata la mostra con gli elaborati realizzati dagli studenti, visitabile fino al 23 febbraio.

L’indagine condotta da Giunone su 98 studenti delle scuole superiori ha confermato quanto il fenomeno sia diffuso, soprattutto tra le ragazze. L’82% degli intervistati conosceva già il termine "cat-calling", con una percentuale che sale al 91% tra le studentesse e scende al 66% tra gli studenti. Ma la consapevolezza non sempre si traduce nella capacità di riconoscere la molestia: "Molti faticano a distinguere tra un complimento e un comportamento invadente". Più della metà degli intervistati (55%) ha dichiarato di aver vissuto episodi di cat-calling. Tra le ragazze, la percentuale sale all’81%, mentre tra i ragazzi scende al 17%. Tra coloro che hanno approfondito l’indagine, il 55,5% ha riferito di aver ricevuto fischi, colpi di clacson e apprezzamenti non richiesti, il 48% ha ascoltato parole volgari, il 37% ha subito gesti sessualmente allusivi, il 26% è stato affiancato da un’auto con commenti indesiderati e il 24% è stato seguito per strada. Gli episodi di cat-calling si verificano prevalentemente la sera o la notte (76% dei casi), mentre nel pomeriggio la percentuale scende al 52% e al mattino al 20%. I luoghi più critici sono il centro città (63%), i mezzi pubblici (42,5%), il quartiere di residenza (33%), la scuola (28%) e i negozi o i centri commerciali (20%). I molestatori sono in maggioranza uomini (68,5%), spesso in gruppo (63%). Ma il dato che colpisce è la presenza femminile: il 7% delle molestie è stato perpetrato da donne sole, mentre nel 17% dei casi le molestie di gruppo hanno coinvolto anche ragazze. L’età dei molestatori varia dai 18 ai 30 anni nel 59% dei casi, tra i 31 e i 50 nel 41%, ma ci sono anche minorenni (46%) e over 50 (26%). Il cat-calling non è solo fastidioso, ma può lasciare segni profondi. Il 61% delle vittime ha provato paura e senso di pericolo, il 46% ha iniziato a mettere in dubbio il proprio modo di vestirsi, il 42,5% ha sviluppato un disagio per il proprio aspetto fisico. Tra le reazioni più comuni ci sono senso di impotenza (41%), solitudine e vulnerabilità (39%), umiliazione (35%) e irritabilità (30%). Molte vittime hanno modificato le proprie abitudini: l’88% ha iniziato a controllare se fosse seguito, il 79% cammina più veloce, il 76% evita luoghi isolati, il 64% evita certi percorsi, il 57,5% esce solo se accompagnato e il 36% rinuncia a uscire tardi la sera.

Nonostante la paura, l’85% di chi ha subito molestie ha trovato il coraggio di parlarne: il 68,5% con amici, il 35% con familiari, il 24% con il partner, il 13% con uno psicologo e il 2% con un medico. Oltre a far emergere il problema, infatti, il progetto "Ma quali complimenti?!" ha dato ai giovani strumenti per affrontarlo, insegnando il metodo delle 5 ’D’: distrarre, intervenendo in modo indiretto; delegare, chiedendo aiuto a chi può intervenire; documentare, raccogliendo prove senza esporre la vittima; dare sostegno, offrendo conforto e solidarietà; dire, ossia rivolgersi al molestatore se si ritiene sicuro farlo.

"Non esistono reazioni giuste o sbagliate – spiegano le avvocate di Giunone –. L’importante è che le persone si sentano libere di muoversi senza paura e che la società smetta di considerare certi comportamenti come normali o inevitabili".

Tiziana Petrelli