Pesaro, catechista insegue i ladri: "Ridatemi la borsa". E la banda cede

Anna Giorgiani, 78 anni: "Sono scappati al parco e io mi sono messa dietro in bici. Tre loro amici mi hanno restituito tutto"

Che grinta: Anna Giorgiani, 78 anni, in sella alla sua bici

Che grinta: Anna Giorgiani, 78 anni, in sella alla sua bici

Pesaro, 4 luglio 2020 - Una catechista e insegnante di religione di 78 anni, è stata scippata da due extracomunitari all’uscita della chiesa, li ha inseguiti in bicicletta nel parco Miralfiore e si fatta ridare la borsa con soldi e cellulare, con tanto di scuse e mancia didieci euro. Mercoledì sera, ore 21, chiesa dei Cappuccini, Anna Giorgiani ha appena partecipato all’adorazione eucaristica in parrocchia. Esce dalla chiesa. Sistema la sua borsa nel cestello dietro alla bicicletta e si avvia nella strada parallela al cavalcaferrovia, verso casa. Dentro la borsa ci sono il portafoglio con sessanta euro e il telefono cellulare.

"Improvvisamente ho visto un’ombra dietro di me, ho visto due ragazzi di colore che avevano appena preso la mia borsa e che scappano correndo verso il parco. Io non mi scoraggio e anzi salgo in bicicletta e li rincorro". Inizia un inseguimento che definire coraggioso è poco, visto quello che sta accadendo in questi giorni da quelle parti. Ma Anna è una donna tenace, tutta d’un pezzo, e non ci sta a soccombere: "Ho iniziato a pedalare senza sosta e a urlare al ladro, al ladro! Polizia! Loro correvano molto forte ma io sono riuscita a non perderli. Li ho visti entrare dalla porta principale del parco, lato cavalcaferrovia, così anche io con la bici sono entrata e ho fatto in tempo a notare che hanno svoltato nel viottolo di sinistra, quello che costeggia il prato e che si inoltra tra le siepi".

Un terreno minato, pieno di rischi, ma Anna insiste ancora. Per tutto l’inseguimento ha gridato aiuto: "Non ho mai smesso di gridare, continuavo a urlare ma purtroppo a quell’ora non c’era nessuno oltre a loro: fermatevi, al ladro al ladro, polizia, polizia! Ho continuato a gridare anche quando ho imboccato il viottolo interno al parco con la mia bici. Il pavimento era lastricato e irregolare, non potevo pedalare velocemente e così alla fine non ho più visto i due ragazzi di colore che si sono nascosti tra la vegetazione. A quel punto ho capito di essermi spinta parecchio in là, nel cuore del parco, tra alberi e cespugli, da cui escono improvvisamente altri tre ragazzi di colore che mi dicono di calmarmi e che mi avrebbero ridato loro la borsa. Ho capito che conoscevano i due rapinatori, forse erano loro ho complici e membri di una stessa banda. Ho capito anche che uno di loro era il capo, un ragazzo alto un metro e novanta con le treccine. Rivoglio la mia borsa!, continuavo a gridare. E loro mi dicevano di stare tranquilla, che me l’avrebbero ridata".

Esaudita. I tre le dicono di aspettare lì, spariscono nel bosco e poco dopo tornano con la borsa: "Non mi sembrava vero, ero molto arrabbiata e determinata a riavere la mia borsa e allora ho avuto anche la freddezza di controllare se all’interno c’era tutto mentre loro mi osservavano. Sì, c’era tutto. Allora ho fatto un gesto forse azzardato prendendo dei soldi, dieci euro, e dandoli loro come ricompensa. Poi ho anche detto loro che se i richiedenti asilo si comportano come i loro amici, ha ragione la gente a non volerli più. E me ne sono andata". Cosa le resta e cosa pensa di quel lo che le è successo? "Ho rischiato, ma no ho avuto paura, non bisogna scoraggiarsi. Penso che questi ragazzi vadano aiutati: cioé o trovano lavoro e si inseriscono o devono tornare nel loro paese. Così non va".