Chiglia troppo alta, la Sea Eye non poteva entrare in porto

Chiglia troppo alta, la Sea Eye   non poteva  entrare in porto

Chiglia troppo alta, la Sea Eye non poteva entrare in porto

Le proteste? La probabilità che la città non fosse pronta e preparata all’accoglienza dei migranti? Tutto questo alla base del dietrofront del tardo pomeriggio di ieri per cui la Sea Eye 4, ha cambiato rotta virando verso il Tirreno anziché verso l’Adriatico e il nostro porto? Pare proprio di no. Fra l’altro l’annuncio pubblico che lo scafo fosse diretto a Pesaro con 109 profughi a bordo più due salme, pare sia stato dato proprio dallo stesso comandante della Ong che batte bandiera tedesca. Sembra che alla base di questo cambio di rotta – tra raggiungere Pesaro e gettare l’ancora a Napoli ci sono 24 ore in meno di navigazione – ci sia un cortocircuito che non ha coinvolto solamente l’amministrazione comunale e la prefettura, ma che il problema sia più esteso. Pare, infatti, stando al registrato navale, che la Sea Eye 4, sia nata come Vessel e cioè una nave per trasportare mezzi, cibo e persone nelle piattaforme. Ma non in Adriatico, ma nel mare del Nord. Il che vuol dire che la chiglia è molto superiore a quella che è stata annunciata e cioè di 3,5 metri. Tanto che l’imbarcazione proprio per affrontare il mare in tempesta venne costruita con le vasche di compensazione per navigare con onde anche di 8 metri.

Si tratta di una barca non di 77 metri, come indicavano inizialmente i dati, ma di un 53 metri. E con uno scafo di quel tipo, con una chiglia intorno ai dieci metri, non sarebbe riuscita mai ad entrare in porto. Anzi si sarebbe arenata molto probabilmente a cento metri al largo dei moli. Evidentemente qualcuno se n’è accorto in tempo facendo scattare il dietrofront. m.g.