"Cinismo e sciatteria dietro l’idea della discarica"

Ferruccio Giovanetti, amministratore unico del Gruppo Atena, è sconcertato dall’idea di fare un impianto nel Montefeltro

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Prosegue il dibattito sull’ipotesi di una discarica nel Montefeltro, tra Monte Grimano Terme e Macerata Feltria. Mentre i sindaci si sono ormai schierati per il “no“, l’imprenditore Ferruccio Giovanetti, amministratore unico del Gruppo Atena, interviene a difesa del paesaggio. "Cosa direbbe Virgilio Ridolfi, pittore dei calanchi e dell’infinito, se qualcuno decidesse di piazzare una discarica nei luoghi che tanto lo avevano ispirato? Cosa direbbe la popolazione – dice Giovanetti – sempre attenta e informata, se un centro di smistamento per rifiuti venisse costruito tra un bosco ed un fiumiciattolo? E cosa direbbero le autorità, che oggi più che mai si schierano sempre e comunque, almeno a parole, dalla parte della salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, se un sito di stoccaggio per rifiuti plastici e amianto venisse eretto in una vallata incontaminata? Facile immaginare una feroce levata di scudi, comitati per il no, addirittura sdegno e indignazione da parte di tutti. D’altra parte siamo nell’era dell’attivismo ambientale, di Greta Thunberg, della green economy, dell’attenzione alla biodiversità e ai tesori paesaggistici. E allora perché preoccuparsi? Proprio a due passi da noi tutto questo potrebbe accadere tra Monte Grimano Terme, Monte Cerignone e Macerata Feltria".

"Il Montefeltro – prosegue – è ancora un’area sostanzialmente incontaminata, caratterizzata da aree montuose o più dolcemente collinari, boschi e calanchi, che a perdita d’occhio si estendono senza alcun tipo di umana presenza: non una casa, un villaggio, una strada, solo sparuti borghi che sembrano doversi difendere dalla pulsante vitalità della natura. Difficile, in questo trionfo di bellezza primordiale, immaginare un impianto industriale. Il territorio del Montefeltro è amato da ciclisti ed escursionisti, perfetto per il trekking e i percorsi a cavallo, ma non si è ancora espresso completamente nel suo potenziale attrattivo per il turismo. Questa probabilmente la grande vulnerabilità di queste terre. Pur bellissime, sono poco conosciute ai più, e oggi la visibilità è tutto: senza di essa non esisti e sei indifeso. Giorgio Londei ed io, presidente e vicepresidente dell’associazione Urbino Capoluogo, abbiamo già evidenziato l’esistenza di una legge speciale territoriale, denominata “Urbino e l’Antico Ducato”, che ne riconosce l’importanza paesaggistica e naturalistica. Ogni anno, ogni mese, ogni giorno sentiamo politici nazionali e locali che ci ricordano che viviamo nel paese più bello del pianeta, che l’Italia vanta una biodiversità unica al mondo, che la ripresa e il nuovo rinascimento passano dalla valorizzazione dei nostri tesori. Diceva Gio Ponti che l’Italia l’han fatta metà Dio e metà gli architetti, per sottolineare la fortuna che abbiamo di poter godere di un tale territorio in cui incastonare gli spazi dell’uomo. E forse l’uomo non necessita dei suoi spazi, e delle infrastrutture necessarie alla sopravvivenza, e all’industria, e anche di luoghi in cui smaltire i rifiuti? Questa non può diventare zona di transito di decine di camion. Non si tratta di un capriccio, ma della constatazione della totale mancanza di pianificazione. La consapevolezza dell’importanza di certe strutture, da sempre impopolari ma imprescindibili in una società che produce scarti, ha portato le autorità a renderne più appetibile la sistemazione tramite lo stanziamento di aiuti economici per i comuni ospitanti. Molti comuni fanno due conti e decidono di accettare. Potremmo aprire un lungo capitolo su questo modus operandi, su come ci si approfitti cinicamente di piccoli comuni facendo leva sui bisogni economici in un momento, oltretutto, di crisi generalizzata. Possibile che, per il collocamento di un simile impianto sia preferibile una zona incontaminata al parcheggio di un capannone? Pensarlo è calcolo cinisco e sciatteria".