Classi chiuse, Acquaroli in missione di pace

Domani l’incontro del governatore con Filisetti (Usr) per affrontare i casi di Borgo Pace e Monte Grimano: pochi bimbi, aule cancellate

di Andrea Angelini

Ormai è guerra dichiarata, e sempre più aspra. I sindaci dei piccoli Comuni del nostro entroterra si ribellano all’idea di dover chiudere le loro scuole perchè i numeri, secondo il calcolo dell’Ufficio scolastico regionale, non permette di tenere aperte certe classi.

Con una recente disposizione l’Usr ha disposto nei giorni scorso la chiusura delle classi prime elementari per due piccoli comuni dell’entroterra ed ora sindaci e cittadini sono sul piede di guerra. Troppo importante per i piccoli comuni avere una scuola per la sua funzione educativa ma anche sociale e di comunità. Da Ancona è stato deciso infatti che i tre nuovi iscritti di Borgo Pace e i sei alunni di Monte Grimano Terme dovranno essere accorpati alle classi prime dei comuni vicini. Eppure i numeri ci sarebbero, tutelati anche dalle deroghe per le classi di montagna del 2009, e le pluriclassi dove questi bambini andrebbero ad inserirsi sono già attive e finanziate ma il nuovo corso dell’Ufficio scolastico regionale sembra innammovibile.

Domani, lunedì, il presidente Acquaroli incontrerà il dirigente Marco Ugo Filisetti e da quel confronto si spera possano emergere buone notizie per i due comuni. Il sindaco di Borgo Pace Romina Pierantoni non ha però atteso con le mani in mano e, dopo aver cercato il dialogo con gli uffici di Ancona, ha scritto direttamente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella una accorata lettera.

"Ci dicono – spiega la Pierantoni –, che i 3 bambini borgopacesi servono a autorizzare la classe prima di Mercatello, dove gli iscritti sono 14, dicendo che il numero minimo per formare una classe è di 15 alunni. Il decreto 81 del 2009 dà chiaramente la deroga a 10 bambini per le zone montane (quindi la classe di Mercatello potrebbe stare in piedi anche con soli 14, ndr) come la nostra ma questo sembra essere sfuggito all’attenzione dell’ufficio scolastico regionale. Tra l’altro questa imposizione non porterebbe alcun risparmio alle casse dello Stato visto che i bambini sarebbero inclusi in una pluriclasse già finanziata".

Da qui la decisione di scrivere al Presidente Mattarella: "Egregio Presidente accolga il mio grido di disperazione: non ce la faccio più a combattere. Lei può salvarci, può riportare dalle parole ai fatti la questione dell’importanza della scuola nei piccoli comuni, il valore delle aree interne in cui l’etica ancora esiste. Si fa un gran parlare di piccoli comuni e di puntare sui borghi ma alle parole seguono scelte contrarie come questa sulla scuola. Si stanno minando le basi del vivere nei piccoli borghi: arrivare in pochi anni alla chiusura della scuola vuol dire privare un comune della sua identità, delle sue radici e dello slancio verso il futuro". Ora la palla passa all’incontro di lunedì ad Ancona.