Con il nuovo tracciato lievita l’occupazione "Dodicimila posti in più solo nel primo anno"

Queste le stime del magnifico rettore Calcagnini, su scala regionale. E la nuova proposta del ministro accantonerebbe la green line

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"In termini di occupazione– dice il rettore dell’Università di Urbino, Calcagnini – gli investimenti da 1,2 miliardi di euro sull’asse ferroviario Adriatico, nel tratto pesarese, confermato dal ministro Giovannini, produrrebbero nelle Marche circa 12mila occupati in più, per il primo anno". I numeri sono importanti: allontanano i dubbi sui costi benefici di un potenziamento della rete dei trasporti, meglio di tante parole.

Nella sua disamina il magnifico rettore, intervenendo sul tema in occasione della visita del ministro Enrico Giovannini a Pesaro, ha disegnato uno scenario che è stato balsamo per le orecchie degli amministratori favorevoli all’arretramento tra Gradara e Fosso Sejore. Musica per Confindustria e parti sociali sono stati gli altri dati: "A livello nazionale produrrebbe 23mila occupati almeno per il primo anno e il valore della produzione aumentrebbe di 2,15 volte. A livello marchigiano questo moltiplicatore sulla produzione sarebbe di circa 1, 11: per ogni euro investito c’è un plus in aumento da considerare. ll valore di un investimento – ha continuato Calcagnini – sarà tanto più importante quanto più non permette di risparmiare solo questi nove minuti nella velocizzazione, ma inserendosi in una rete di trasporto territoriale (regionale, provinciale,.) rappresenta un fattore di crescita economica e di sviluppo sociale. Ragionare in termini di rete permetterebbe di accedere ad altri fondi – ha detto l’economista –. Penso alle risorse destinate al trasporto rapido di massa che permetterebbero di integrare i sistemi di lunga percorrenza a quella più breve (come il trasporto locale). Ho in mente l’idea della metropolitana di superficie". Le parole di Calcagnini potrebbero essere profetiche. Non è confermato, ma pare che nella "nuova proposta" che il ministro Giovannini ha pronta per la Regione Marche si accantoni l’idea pesarese della Green Line. Questa prevede la trasformazione del sedime ferroviario dismesso dopo l’arretramento, in un percorso ciclabile paesaggistico, misto perché percorribile anche da tram elettrici. Il nuovo orientamento destinerebbe l’attuale tracciato a diventare il tratto strategico per il trasporto pubblico locale. Questa idea scaturirebbe dalla necessità di trovare un progetto organico per il vecchio sedime ferroviario che di fatto, nelle Marche, oltre al trasporto passeggeri di lunga percorrenza è servito molto come metropolitana di superficie, cioè praticata da pendolari delle distanze brevi. Questa opzione garantirebbe un tipo di traffico più leggero e quindi meno impattante per i centri urbani; non toglierebbe l’indotto che la presenza della ferrovia nei paesi e nelle città comporta. Ma la questione è complessa: non tutti i tratti marchigiani potrebbero concretizzare un arretramento, per ragioni morfologiche: il ministro Giovannini ha chiesto a tutti di correggere la terminologia, invitando a parlare piuttosto di “un ragionevole ed equo potenziamento“. La stazione troppo lontana dal centro fa perdere passeggeri. Non tutti i Comuni, poi vogliono l’arretramento (Ancona per esempio punta sullo sviluppo del Porto), mentre almeno una dozzina, tra cui Mondolfo, lo vorrebbe addirittura contestualmente a quello pesarese. Sul piatto c’è anche la questione delle velocità diverse a cui vanno i treni merci, treni passeggeri e trasporto locale: se non ci sono i soldi per un raddoppiodel binario a qualcosa di più economico bisognerà pensare. La buona notizia portata dal ministro Giovannini è stata che a differenza del passato, con la dorsale Adriatica dentro la rete Ten-t, attrattiva di fondi miliardari dall’Europa, quei progetti non saranno sogni destinati a finire nel cassetto.

Solidea Vitali Rosati