Piandimeleto, aspetta di cremare il marito da 5 anni. Manca un timbro

L'odissea di una vedova: la Procura di Siena nega il nulla osta. Loculi provvisori e continui spostamenti

Il loculo in cui è stata ‘parcheggiata’ la salma  nel cimitero di Piandimeleto

Il loculo in cui è stata ‘parcheggiata’ la salma nel cimitero di Piandimeleto

Piandimeleto (Pesaro-Urbino), 8 maggio 2018 - Aspettano da quasi cinque anni un timbro. Non è una pratica burocratica come tante. E’ un nulla osta per cremare il corpo di un uomo morto in un incidente stradale il 22 settembre 2013 sulla Siena-Grosseto. Si chiamava Marco Devi, aveva 52 anni, sposato, due figli, artigiano a Piandimeleto, in provincia di Pesaro e Urbino. La salma è parcheggiata provvisoriamente in un loculo del Comune, da cui è già stata spostata una volta per lavori. Adesso è in un piccolo cimitero, sempre in un loculo di fortuna. Una foto con la moto sistemata davanti al cemento ricorda che il corpo è lì. La famiglia non sa più a chi rivolgersi per dare corso alle volontà di Marco.

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Da quanto si è appreso, il legale della famiglia, avvocato Carlo Bellini di Forlì, avrebbe presentato sette istanze alla procura per avere quel nulla osta, ma con una solo risposta, nel 2014. In Procura non sapevano dove fosse finito il corpo del 52enne dato in «custodia» alla vedova. La quale è stata costretta ad andare in Municipio a Piandimeleto, ottenendo l’attestazione da inviare in procura che il marito era tumulato nel cimitero del paese in attesa del nulla osta alla cremazione.

Da allora, tutto è rimasto nel limbo. Compreso il risarcimento danni per la morte del 52enne. La causa civile è tuttora in corso e la famiglia non ha ricevuto nulla dall’assicurazione della vettura, se non un risarcimento di poche migliaia di euro per i danni fisici subìti dalla donna nell’incidente. Che avvenne in un rettilineo con auto incolonnate: Marco Devi, con la moglie Paola seduta sul sellino posteriore, decide di superare la fila ma un’auto in colonna probabilmente si allarga verso l’esterno, urta il manubrio della moto o forse le ruote, c’è la carambola. La moto ricade proprio sopra il 52enne, uccidendolo. La moglie si salva perché proiettata più lontana. Apertura del fascicolo d’inchiesta da parte del pm Nastasi, che non fa effettuare l’autopsia perché non ci sono dubbi sulle cause della morte. Dopo pochi giorni, la famiglia riceve il nulla osta per il funerale, ma la moglie ha il divieto di cremare il corpo del congiunto, come chiede, per «esigenze investigative».

Passa il tempo e non ci sono risposte. Dopo circa sei mesi, la vedova può andare a recuperare la moto pagando seicento euro di deposito mentre per la causa civile ci sono da pagare le perizie per almeno 10mila euro. La donna è senza lavoro e con un mutuo da pagare. Ma ieri, contattato il procuratore di Siena Salvatore Vitello, dopo aver preso atto dell’incredibile vicenda, ha dichiarato: «Confermo la più ampia disponibilità da parte della Procura di Siena a disporre immediatamente, se già non fosse stato emesso, il provvedimento». Il fascicolo risulta archiviato dal 2014. Perché questi cinque anni di inutile crudeltà?