Dago, mezzo secolo di elettronica ’made in Fano’

Nel 1972 quattro professori del Volta decisero di dare vita ad una piccola start up. Oggi l’azienda è cresciuta ed è nota ovunque

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Era il 1972 quando quattro professori del Volta decisero di dare vita ad una piccola start up che oggi compie 50 anni. Ha attraversato mezzo secolo di storia fanese la Dago elettronica, superando i momenti di crisi che il mercato ha presentato sul suo cammino. Erano quattro i padri fondatori, due ingegneri e due periti informatici. Cinquant’anni dopo la società conosciuta soprattutto per gli impianti di automazione, conta 56 dipendenti che venerdì sono stati invitati dal Cda a festeggiare questo importante traguardo assieme ai fornitori e alle autorità locali, in occasione di un evento privato che conta già diverse centinaia di invitati.

"La nostra storia è curiosa fin dal principio - racconta Alessandro Bellucci, presidente della Dago -. Dago è infatti l’acronimo dei fondatori, mio padre Arnaldo Bellucci, Giuseppe Romano e Olinto Petrucci. La D stava per Daniele, un ragioniere che però si è tirato indietro il giorno che andarono davanti al notaio per formalizzare la società. Al suo posto entrò poi Adimero Sordoni, da tutti chiamato Dimero". Non pareva partita proprio con il piede giusto, ma 50 anni di storia societaria non sono cosa di poco conto, calcolando che nel mezzo ci sono state numerose crisi che potevano minare la stabilità di una piccola impresa fanese. "La Dago è nata inizialmente come studio di progettazione di ingegneria ed elettronica, poi hanno iniziato a costruire i primi quadri elettromeccanici per la gestione delle macchine industriali. L’evoluzione del mercato li ha portati a produrre le prime centraline di allarme e di gestione dei cancelli, due settori che essendo trainanti hanno segnato la nostra storia. Da lì sono passati a fare gli impianti di sicurezza".

Ma quella stessa evoluzione del mercato ha reso insostenibile per una piccola azienda, i costi di produzione e così la Dago ora non produce più nulla. "Negli anni 70 produrre era una cosa, oggi tutto è cambiato e quindi ora selezioniamo i prodotti sul mercato e installiamo impianti" spiega Alessandro, figlio dello storico presidente Arnaldo Bellucci, alla cui morte è toccato portare avanti l’attività. "Il ricambio generazionale è stato impegnativo, ma direi anche ben riuscito. E’ questo per me è il ricordo più bello. Il più brutto sono stati gli anni 2011 e 2012, quando nel nostro territorio abbiamo iniziato a sentire gli effetti della crisi dell’edilizia del 2008. Ci ha salvato la diversificazione, ovvero il fatto che abbiamo clienti diversi: dalla signora Maria che vuol automatizzare il cancello a grandi imprese come Ikea. Quindi se un segmento della clientela soffre possiamo rivolgere la nostra attenzione ad altri mercati".

Tiziana Petrelli