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Dodici ore al pronto soccorso: "Pazienti parcheggiati nei corridoi"

La cronaca dell’odissea di un’anziana al San Salvatore: "Ora scriverò al presidente Acquaroli"

Pazienti al Pronto soccorso (immagine d’archivio)

Pazienti al Pronto soccorso (immagine d’archivio)

Pesaro, 28 agosto 2024 – Dodici ore di pronto soccorso per una settantenne di Pesaro, arrivata all’ospedale cittadino in ambulanza di prima mattina e uscita la sera. In questa giornata la signora ha osservato quello che la circondava: "Ci sono pochi medici e infermieri che sono professionali, competenti e gentili ma che lavorano in condizioni disumane e sotto numero. C’è gente parcheggiata nei corridoi, pazienti che pur di aver una sedia vengono rimandati in sala d’attesa e zero privacy. Io da cittadina voglio essere tutelata quando si parla di salute. Scriverò al presidente Acquaroli".

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Avambraccio incastrato nel nastro trasportatore, operaio soccorso con l'eliambulanza

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Questo il suo racconto: "Sono entrata in pronto soccorso alle 9 di mattina e sono uscita alle 9 di sera, un codice che si è rivelato verde e un’attesa infinita. Il tabellone diceva che nelle ultime 24 ore c’erano stati 135 pazienti, gestiti da due soli medici per volta. Ci sono stati in dodici ore cinque codici rossi con i medici che giustamente gli hanno dato priorità, ma le altre persone? Io sono passata attraverso tre cambi turno. Appena arrivata mi è stato fatto elettrocardiogramma, prelievo del sangue e misurazione pressione poi mi hanno messo in un lettino e nessuno mi ha più calcolato fino le 15.30. A quel punto sono stata chiamata da un medico per l’anamnesi ma una volta finito la situazione dell’affluenza in pronto soccorso era peggiorata e non c’era più nemmeno un lettino, così volevano mettermi in sala d’attesa tra i famigliari e la gente che aspettava. Ho chiesto di essere spostata in un altro ambiente e dopo un’altra ora una dottoressa ha richiesto per me una tac, che ho fatto alle 18 con risposta arrivata alle 19.30. Mi è stato detto che sarebbe stata vista dal neurologo quando avrebbe finito il suo torno in ospedale, fortunatamente è arrivato alle 20. Dopo il neurologo ho aspettato un’altra ora, e la visita di un’altra dottoressa, per essere poi dimessa alle 21".