
Al centro i vertici Inps, Emanuela Zambataro, direttrice regionale e Massimo Testa, direttore provinciale. Tra le imprenditrici Francesca Capodagli, vicepresidente Valmex Group, a sinistra: a destra Elisabetta Pieragostini, ad dell’azienda fermana Dami
La disparità di trattamento tra uomo e donna è evidente nei numeri del mercato del lavoro. I dati sono solidi perché provengono da uno studio sinergico promosso dalla direzione regionale Marche di Inps, Civ e Università di Urbino. Secondo le conclusioni del report provinciale 2024 sulla Relazione di genere, presentata ieri a Palazzo Gradari, non solo le donne guadagnano meno a parità di mansione con un gap che in provincia raggiunge l’81,5% per gli operai e il 62,4% per gli impiegati, ma paradossalmente, la loro, spesso, miglior qualificazione professionale – tra titoli di studio e formazione post laurea – non si traduce in opportunità occupazionali. Basti dire che nel 2023, in provincia, il tasso di occupazione a tre anni dalla laurea magistrale distanziava di 15 punti percentuali le donne dagli uomini, contro un dato medio nazionale pari al 5,5%: nel 2023 il tasso di assunzione post laurea magistrale in provincia è stato del 75% per le donne contro l’89,6% degli uomini. A livello nazionale lo stesso tasso vede le assunzioni in rosa all’83,7% e all’89,2% per i colleghi maschi. Questo disallineamento rappresenta non solo una questione di equità sociale, ma anche un inefficiente utilizzo del capitale umano che potrebbe compromettere la competitività del territorio nel lungo periodo. Intanto perché la disparità restributiva comporterà, pensioni di vecchiaia più basse. "Vi è una grande differenza – si legge nel report 2024 – per le pensioni di vecchiaia tra uomo e donna, di circa 600 euro". Tornando alla disparità retributiva questa "si traduce – spiega Emanuela Zambataro, direttrice regionale Inps Marche – in minor potere d’acquisto per le famiglie dove il reddito principale è femminile e la ridotta capacità di risparmio e investimento per le donne". Inoltre il report 2024, con vari indici, inchioda in capo alla donna rispetto al maschio, una maggiore vulnerabilità occupazionale. "L’elevata incidenza di contratti a termine tra le lavoratrici – continua Zambataro – che caratterizza un 86,4% delle assunzioni femminili, evidenzia una vulnerabilità sistemica che potrebbe aggravarsi in periodi di crisi economica. Questa precarietà lavorativa, di conseguenza, ostacola la pianificazione familiare; riduce l’accesso al credito; aumenta il rischio di discontinuità contributiva; limita le opportunità di crescita professionale". Una precarietà a cui fa da specchio il quadro degli ammortizzatori sociali per cui nel 2023, a percepire la Naspi in provincia sono state soprattutto donne, ben 8.900. La Naspi – indennità mensile di disoccupazione per lavoratori con rapporto di lavoro subordinato, erogata in relazione a eventi di prdita del lavoro involontaria - è uno degli strumenti più importanti di sostegno pubblico al reddito. Nelle Marche, nel 2023 su 60mila percettori, in Naspi sono state 33.697 donne. Altro dato significativo, nel report, è certamente quello relativo alla richiesta 2023 dell’assegno unico, una misura che può essere richiesta dalle famiglie con figli a carico: "Rispetto al 2022 – osserva Massimo Testa, direttore provinciale Inps – nel territorio di Pesaro Urbino si sono registrate circa 3mila domande in più". Quindi? "La situazione richiede interventi strutturali che vadano oltre le mere politiche di sostegno al reddito".
La tavola rotonda di ieri è servita, anche, a promuovere tra le aziende lo strumento della “Certificazione di parità“: si tratta di una certificazione che dà vantaggi, soprattutto in termini fiscali, a seguito dell’adozione di politiche aziendali in grado di ridurre la disparità tra lavoratori e lavoratrici. Come? La Valmex Group di Lucrezia, azienda metalmeccanica, con 380 dipendenti per oltre 100 milioni di euro di fatturato ha elaborato, in base ad un sondaggio mirato, un piano utile ad aumentare la flessibilità oraria della settimana lavorativa, o anche la possibilità di usufruire di congedi ulteriori rispetto allo standard. E non solo. Un’altra azienda, la Dami di Fermo ha agito nella conciliazione con i tempi di cura per cui ha elaborato, nel proprio piano, anche la possibilità di una contribuzione alle spese per nidi estivi.
Solidea Vitali Rosati