Ecco l’eredità di Sabbatini in 17mila libri

Inaugurata la biblioteca che porta il suo no nel trentennale della Fondazione di cui fu la guida

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Adesso che sono trascorsi alcuni anni dalla sua scomparsa, oggi che la Fondazione Cassa di Risparmio di cui fu presidente per un quindicennio ha raggiunto e celebrato i suoi trent’anni di vita inaugurando per l’occasione la biblioteca che contiene e conserva i di lui oltre 17.000 volumi, a proposito dell’avvocato Gianfranco Sabbatini si può veramente condividere quello che il professor Ivano Dionigi ha detto di lui nella cerimonia pubblica organizzata dalla Fondazione nel suo Auditorium di piazzale Montani Antaldi, uno degli "ombelichi" privilegiati di questa città: Gianfranco era un "libridinoso", i libri li leggeva davvero, li custodiva a suo modo, li amava in maniera "perversa" perché non si limitava come tanti di noi a comperarli, ma aveva anche la spudoratezza di leggerli, tanto che "la sua visione del mondo, la conoscenza dell’umanità, la sua stessa identità personale si affinavano e compivano in compagnia del libro". Il libro, ha ricordato testualmente Dionigi, era per Gianfranco: "lo spazio ideale dove la sua sfrenata ‘curiositas’ poteva scorrazzare". E il segreto sta tutto in quella "curiositas", in quella apertura di animo, di spirito e di cuore che gli hanno consentito di credere per tutta la vita che le cose potessero andare meglio sia fra amici e soprattutto fra avversari.

Sabato scorso, in ricorrenza dei trent’anni della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e della concomitante inaugurazione delle Biblioteca Gianfranco Sabbatini, illustrata con grande maestria dal professo Sebastiano Miccoli, due opzioni sono uscite vive e vegete: la seria sobrietà delle parole del presidente Marco Martelli: trent’anni sono un compleanno da onorare ma da festeggiare con la testa ben salda sulle spalle in segno di maturità e lo "spirito" cittadino di Gianfranco Sabbatini che tutti speriamo sia restato impigliato per sempre fra le pagine dei suoi amati libri. Come ha detto ancora bene Dionigi, "non bastano gli occhi per prendere visione dell’arco leonardesco della sua biblioteca", ma neanche della conoscenza "territoriale" che aveva dei suoi scaffali infiniti: quando con la scusa del "ricordo" gli sottrassi un volume di storia, mi sorrise e, in condiscendente riconoscimento della mia pochezza, mi disse: "Guarda che sono due volumi, l’altro sta dietro la terza colonna dello stesso scaffale". Varrà la pena sedersi fra quei libri e respirare quell’aria, anche la Fondazione ne trarrà convinzione utile per la sua forza futura.

f.b.