"Era un investimento sicuro, noi traditi dall’intermediario"

La Diocesi ci scrive in merito alla perdita di 616mila euro per un investimento in Liechtenstein.

"1. Va detto che l’Arcivescovo Mons.Coccia ha fatto il suo ingresso in diocesi il 31 maggio del 2004 e si è trovato ad approvare un’operazione iniziata nel 2003 e presentata dagli amministratori del tempo come sicuramente affidabile. Mons. Coccia non aveva motivi per dubitare (come non li avevano i suoi predecessori) anche perché ancora non c’erano segnali evidenti della inaffidabilità delle polizze proposte da un intermediario finanziario pesarese molto noto in città.

2. La Diocesi ha sottoscritto solo alcune polizze, le altre appartengono forse alle parrocchie che hanno fatto l’investimento in modo totalmente autonomo.

3. I nuovi amministratori della Diocesi si sono rivolti fin dal 2008 ad un prestigioso studio legale di Roma, per sapere come recuperare la somma. Lo studio ha risposto che sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, recuperare il denaro, per le condizioni della società che già allora risultava in gravi difficoltà finanziarie. La causa ora è passata nelle mani dell’avvocato Patrignani, il quale giustamente riconosce, come è riportato dall’articolo, che l’arcidiocesi aveva l’intenzione di sottoscrivere delle polizze vite con capitale garantito e si è ritrovata – per la mancata chiarezza del promotore finanziario – di fronte a un contratto di puro investimento speculativo".

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Se la Diocesi non fosse la contraente di tutte le polizze, e non ci sono dubbi, non potrebbe fare ora una causa civile per riavere indietro quel denaro perduto. La società ValorLife nel 2013, fatturava 4,5 miliardi di franchi svizzeri. Non era in difficoltà alcuna