
Dall’Ungheria con il sogno di Urbino: sotto la porta della città aprirà in questi giorni il laboratorio orafo di Simona Andrusca
Piccoli gioielli in un antico minuscolo locale: è l’affascinante avventura di Simona Andrusca, che aprirà a settembre un laboratorio di oreficeria nell’antico corpo di guardia di Porta Valbona, un locale da tempo sfitto che ora ritorna a nuova vita. Quarantacinque anni, origini ungheresi, la incontriamo nel locale ancora in allestimento. Il piccolo figlio ogni tanto fa capolino all’ingresso: chissà che cosa gli suggerirà la fantasia nell’entrare in un ambiente che per secoli ospitava gendarmi intenti a dare il ‘chi va là’ a chiunque si avvicinasse alla porta urbica: lo testimonia ancora la finestrina con le ante in ferro forate. Ma il tempo passa e ora Simona ha riarredato il locale e tra qualche settimana è pronta a partire: "Sono venuta in Italia a 14 anni, la mia vita è tutta nell’arte: ho fatto la restauratrice di affreschi, a 24 anni ho aperto un negozio a Reggio Emilia, ho fatto quadri astratti, poi mi sono appassionata al vetro di murano, dove ho studiato per due anni e ho anche brevettato una tecnica speciale di lavorazione. Poi però mi sono specializzata in oreficeria a Pietrasanta, studiando tutte le tecniche, dall’incastonatura alla fusione a cera persa; sono stata a Padova, a Firenze, sono tornata a Reggio Emilia… ma nel cuore avevo Urbino".
La città ducale per Simona era un sogno fin da quando veniva a trovare la sorella che stava a Misano: "Ogni volta che ero da lei, volevo sempre fare una gita a Urbino. Poi prima del Covid ci ho fatto una mostra qui e ho capito che dovevo rimanerci. Nel frattempo ho trovato un compagno, anche lui artista, abbiamo un bellissimo bambino e a marzo di quest’anno ci siamo trasferiti qui, in pieno centro, in piazzetta del Carmine".
Occorreva trovare un locale per il lavoro, che è arrivato per caso: "Sono passata davanti a questa vetrina, in via Scalette del Teatro 2, ho letto ‘affittasi’ e con il proprietario è scattato subito un feeling speciale: mi ha concesso il locale e gli ultimi quattro mesi li abbiamo impiegati per riallestirlo e sistemarlo". All’interno pochi arredi: alcuni macchinari antichi da orafo, tutti funzionanti, il piccolo banco di lavoro, qualche opera del compagno alle pareti, uno sgabello e la scala che conduce al primo piano. "Sopra – ci racconta – era pieno di calcinacci, ma ora l’abbiamo svuotata e la stanza è grande e comoda per cui lì ci saranno le attrezzature più moderne e un angolo per fondere i metalli. Molti mi dicono che sono coraggiosa ad aprire qui. Io credo che bisogna averlo il coraggio, essere ottimisti, altrimenti come andiamo avanti? Bisogna abituare residenti e turisti a comprare le cose di nicchia; poche e buone al posto di tante, tutte uguali e inutili. E poi hai una cosa da aggiustare? Vuoi personalizzare qualcosa o creare qualche gioiello? Qui è il posto giusto. Faccio qualsiasi cosa sia oreficeria: lavoro tutti i materiali, metalli, pietre... portate dai clienti o trovate da me. Mi piacciono le pietre che raccolgo in giro: le lucido, le levigo e poi si possono incastonare". Le chiediamo se metterà un’insegna: " No, non sono un negozio, questo è un laboratorio". Ma il posto è talmente particolare che sarà difficile non notarlo.
Giovanni Volponi