Guerra vinta contro la droga: ’Torniamo a casa’

La cerimonia di dimissioni dei ragazzi de "L’Imprevisto". La commozione dei genitori: "Percorso doloroso, ma quanto abbiamo imparato"

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"Torniamo a casa". Nonostante tutto intorno continuino ad imperversare precarietà, pericolo e insicurezza, i ragazzi e le ragazze che hanno portato a termine il percorso all’interno della comunità terapeutica "L’Imprevisto" di Pesaro diretta da Silvio Cattarina riaccendono le speranze nella loro vita e, accompagnati da genitori, parenti e amici, riallacciano i legami con i loro posti di normale vita e residenza. Accade tutti gli anni, è accaduto anche ieri mattina all’Hotel Flaminio, nel corso di una cerimonia che è ormai parte integrante sia della vita della comunità che del calendario degli eventi cittadini.

Protagonisti delle dimissioni e testimoni di un cammino che ha vinto la guerra contro la tossicodipendenza sono stati: Vittoria S., Stella L., Marta B., Luana D.P.R., Angelina D.M., Lorenzo R., Mattia M., Joseph M. Sala gremita e autorità presenti, dall’arcivescovo Salvucci al viceprefetto Angeloni, dagli assessori comunali a tutti gli altri, con l’attore e comico Paolo Cevoli a fare ormai da "zio nobile" a tutto questi ragazzi i quali, come li ha definiti nel suo intervento sempre di grande simpatia e bravura, "i figli del figliol prodigo".

Ad ancorare saldamente alla realtà concreta un momento sempre a rischio di caduta nella retorica, ci ha pensato come sempre Cattarina: "Non può essere che buttiamo al macero e che lasciamo andare al macello intere generazioni di ragazzi, peraltro generazioni sempre più giovani... vogliamo, desideriamo adoperarci, continuare ad offrire a tutti la testimonianza che è possibile essere giovani e belli, giovani e impegnati, generosi, forti, capaci di sacrificio, di eroismo... sì. Giovani che amano la vita e si prodigano affinché essa sia sempre più desiderabile e bella".

Storie tutte uguali e ognuna assolutamente diversa, quelle raccontate da ciascuno dei ragazzi e delle ragazze a proposito della loro esperienza personale, accompagnata, a seguire, dalle parole di un loro familiare. Sono pagine di diario sofferte, deluse e illuse insieme, all’insegna di una ritrovata forza e vitalità da rimettere in campo.

"Non vogliamo parlare del periodo doloroso in cui nostro figlio era perso, ma di quello che abbiamo imparato durante il suo percorso...", ha detto fra l’altro una coppia di genitori cogliendo in pieno il senso di una battaglia che continuerà a chiedere, ai figli come ai genitori, impegno continuo, concentrazione e disciplina. Sempre accompagnati da Silvio Cattarina che ripete loro: "Non guardate me, guardate dove guardo...".

f.b.