I bagnini si riallargano con cautela "Una mareggiata e cambia tutto"

Balneari alle prese col ritorno al passato sulle distanze. La via di mezzo, tra 8 e 10 metri quadri, è la più scelta

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I bagnini costretti a fare come i sarti. A tagliare e cucire la loro spiaggia, perché anche se la Regione quest’anno ha deciso che decade l’obbligo del distanziamento dei 10 metri quadri tra ombrelloni e ombrellone, il rebus da risolvere è sempre quello di fare stare comodi i bagnanti, di recuperare gli spazi che l’erosione mangia ogni anno e infine di fare una stagione che renda. Qualcuno forse ci perde qualcosa, ma l’importante è che alla fine il rebus torni.

Sarà per questo che Fabrizio Rossi, 64 anni, figlio della Tina (93 anni, ancora arzilla ieri, nel suo bagno), che ha dato il nome (bagni Tina) nel ’56 alla prima concessione della città, dice che ha impiegato un paio di giorni al pc per farci entrare tutti e quindi risolvere il rebus: "Ma se il mare si mangia la spiaggia come l’anno scorso, restiamo con i piedi nell’acqua – dice Rossi – la spiaggia era così piccola che dovetti mandare via dei clienti stagionali. E allora l’unica soluzione sarebbe tornare agli 8 metri e fare stare dentro tutti. Io credo – aggiunge Rossi – che quest’anno sceglierò una via di mezzo tra gli 8 e 10 metri quadri. Così ho la possibilità, se mi becca la mareggiata, di gestire in maniera elastica gli spazi". Rossi, quasi davanti a villa Olga, si ritrova una spiaggia che ora al massimo è profonda 20 metri, mentre negli anni ’70 di metri ne aveva oltre 50. Un altro mondo. "E il ripascimento dell’anno scorso che hanno fatto dal porto verso la Palla, quando sono arrivati qui da noi non è bastato, siamo rimasti con le scogliere più basse. Senza contare la follia dell’altro ripascimento, quello dalla Crista a Fosso Sejore: grazie al quale hanno permesso di formare, in zona Sottomonte, punti con oltre 100 metri di spiaggia dove non ci sono hotel e case, in pratica hanno trasferito la spiaggia dal centro alla periferia".

"Ma questo perché i ripascimenti – rincara la dose Giacomo Gaudenzi, dei bagni Paradise Beach – sono solo tamponamenti, quindi provvisori. Poi il mare fa il suo. Per questi interventi servono studi approfonditi. La costa delle Marche sarebbe coperta dalle scogliere per il 70%. Ma qui l’erosione resta un problema. Forse bisognerebbe fare come in Emilia Romagna e in Veneto, che mandano i loro esperti in Olanda, a parlare con gli olandesi che di erosione e di correnti ci capiscono, visto che devono fronteggiare il Mare del Nord...". Intanto, "io il 15 pianto gli ombrelloni – aggiunge Gaudenzi – e per il week end del 28-29 sono operativo".

"Indietro non si può tornare, ormai la gente sugli spazi si è abituata bene", dice Giovanni Spinaci, esponente di altra famiglia storica della balneazione cittadina, mentre toglie la sabbia dalla passerella: "E anche se non abbiamo più l’obbligo della distanza a 10 metri quadri restare più larghi ci fa lavorare meglio anche a noi. Quest’anno anch’io sceglierò un compromesso, metterò una fila in più, in tutto se va bene credo che avrò una spiaggia con 160 ombrelloni, pensare che fino al 2010 arrivavo a 228, e che nel primo anno Covid ne avevo invece solo 140. Quest’anno il mare non mi pare abbia fatto una grande erosione, ma basta un mese di vento laterale che devi togliere una fila". E il rebus si ripresenta.

Alessandro Mazzanti