Il giudice Livatino rivive in una mostra

Aprirà sabato, organizzata all’interno dell’oratorio di San Giovanni, a Urbino. Il magistrato fu ucciso dalla mafia

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di Giovanni Volponi

La figura del giudice Rosario Livatino (foto) sarà al centro di una mostra che aprirà sabato, organizzata all’interno dell’oratorio di San Giovanni in via Barocci dalla confraternita omonima in collaborazione con il centro culturale "E. Mounier" di Acqualagna.

Aperta fino al 18 dicembre, la mostra si intitola ‘Sub Tutela Dei’, e si divide in cinque sezioni in cui si snodano la vita, il contesto storico, l’umanità, la professione ed il martirio di Rosario Livatino, ucciso dalla mafia nel 1990 e proclamato beato dalla chiesa cattolica nel 2021. Nella quinta sezione sono presenti due pannelli con le lettere di un mandante e un esecutore dell’omicidio che, pentiti, chiedono il suo perdono. L’inaugurazione è prevista sabato alle 17 al vicino oratorio di San Giuseppe, alla presenza delle autorità civili e religiose e di uno dei curatori, l’avvocato Carlo Tremolada, presidente della Libera Associazione Forense di Milano, che poi guiderà i presenti alla visita dell’esposizione. Tramite numerosi pannelli, la mostra evidenzia l’unità di fede, ragione e vita di Rosario Livatino, così come la sua fine comprensione del fenomeno mafioso, che ha anticipato tanti temi che saranno sviluppati dalla legislazione dopo la sua morte.

"Abbiamo voluto a Urbino questa mostra itinerante – spiega Giuseppe Magnanelli, priore della confraternita di San Giovanni – per dare un esempio dello stretto rapporto tra vita, attività professionale e fede, come Livatino ha testimoniato. Le Confraternite, già dal loro sorgere intorno al XII secolo, avevano lo scopo di promuovere la vita cristiana, sia tramite carità verso il prossimo sia con momenti religiosi di comunità, pratiche che proseguono ancora oggi. Proprio per proseguire in questo solco secolare, insieme ai confratelli abbiamo pensato a questa particolare esposizione. La sua originalità ed utilità è ben sintetizzata nelle parole di san Paolo VI: ‘L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni’".