"Il gusto si basa su dei pilastri"

Sabato sera ero a cena con amici e ad un certo punto vengono servite delle patatine fritte. Ok, io ho una vera passione per le patate ma non è questo il punto. Il punto è un altro: quelle sembravano sbiadite, insignificanti. Insomma quasi non le avrei toccate. Invece poi assaggiandole ho esclamato nella mia mente, come tutto il resto di questo ragionamento, che erano perfette. Croccanti e asciutte fuori, polpose e saporite dentro. Eppure… eppure di primo acchito mi sapevano di scialbo e di poco gustoso.

Tutto questo ragionamento mi ha portato a farne un altro, legato alla moda e al gusto che seppur soggettivo ha dei pilastri di oggettività possenti come le colonne del Partenone: quanto il nostro cervello ci spinga a ricercare un’estetica sempre un gradino sopra ma non per per forza bella. Un superare il limite. E quanto, su questo, siamo disposti a non vedere la qualità barattandola per un prodotto chiassoso o dupe (oggetto ispirato da un altro) di una icona, ovviamente senza l’anima di essa. Sui dupe ci torniamo prossimamente.

Lunedì sera invece ero in un negozio a Milano tra i più belli come selezione tra quelli presenti in Italia e non solo, a detta degli esperti. Al reparto uomo ero circondato da ogni sorta di capo, materiale e colore e stile. Una giostra galattica e accurata. Ebbene alla fine sapete cosa mi ha emozionato di più? Un pullover umbro grigio. Ma non perché volevo qualcosa di semplice. Tutt’altro questo era soffice e leggero, leggerissimo. Ossimoramente caldo, caldissimo e con le impunture fatte a mano quasi invisibili. Proprio come la patatina del sabato sera. Un occhio non allenato avrebbe fatto una scelta vetrina forse, pagandolo uguale ma con un valore più basso. Almeno di materiali.

Libro della settimana? Flora di Alessandro Robecchi, Sellerio. Profumo? Che ne dite di un’essenza alla lana? Sì esistono.

#FashionissimoCarlino