Il “Museo Pasolini“ è sul palcoscenico

Sabato al Comunale di Cagli il nuovo spettacolo di Ascanio Celestini. "Il Novecento è un tempo non risolto"

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Ascanio Celestini sarà al Teatro Comunale di Cagli sabato 26 alle 21 con il nuovo spettacolo “Museo Pasolini“, appuntamento del cartellone promosso da Comune, Istituzione Teatro e Amat. E’ l’unica data regionale.

Perché Pasolini?

"E’ un autore che mi interessa da quando ero ragazzo – risponde Celestini –. Ho deciso di confezionare un lavoro su di lui perché la sua biografia e la sua letteratura sono un buon punto di osservazione sul secolo scorso".

Cosa può insegnare oggi Pasolini?

"Che un artista non è un individuo che per fare il suo lavoro deve necessariamente isolarsi. L’artista vive profondamente e concretamente nella società. Pasolini è stato un artista con i piedi per terra, non un artista fra le nuvole".

Quanto è attuale?

"Molto perché racconta nelle sue opere un pezzo di storia del ‘900, un tempo per noi irrisolto. Oggi sta per scoppiare una guerra. I motivi geopolitici sono gli stessi del ‘900 o addirittura dell’800. Solo il contesto è cambiato. Ora il coinvolgimento è planetario".

L’idea di immaginare un museo dedicato a Pier Paolo Pasolini come è nata?

"E’ legata a un gioco intorno alla museificazione sul personaggio Pasolini. Tutti conoscono il suo nome, pochi le sue opere. Il suo nome è come una icona. Il museo non è il teatro. Al museo si visitano i contenuti, mentre il teatro è un contenitore. Il materiale che espongo in questo spettacolo è un patrimonio immateriale, la cultura immateriale. Sarà una visita guidata, un percorso di oggetti immateriali in ordine cronologico dal 1922 al 1975".

Cosa unisce Pasolini a Gramsci?

"Sono due grandi intellettuali del ‘900, uniti dalla cultura umanistica e dall’impegno politico".

Quale è il pezzo forte del Museo Pasolini?

"Narrerò di cinque pezzi. Non sono vasi o statue. Sono oggetti immateriali. Il pezzo forte è l’ultimo, il corpo morto di Pasolini. Un oggetto che comunica moltissimo, racconta più di altri quello che viviamo oggi, il non coraggio di mostrare quel corpo martoriato. Nel ’75 ci fu molto pudore. Pasolini non fu semplicemente ucciso, ma sul suo corpo furono inflitte violenze inaudite. Quel corpo colpito più volte voleva comunicare che chi l’ha ucciso aveva come scopo massacrarlo. Un monito contro gli antifascisti e gli intellettuali. Un gesto per infangarlo anche simbolicamente".

Quale oggetto invece lo rappresenta di più?

"Il luogo dove è sepolto insieme al fratello Guido e ai genitori il cimitero di Casarsa della Delizia in Friuli. La lapide di famiglia ci racconta il pudore, ricostruisce la storia intima, si entra nella vicenda umana. Si sta fuori dai discorsi scabrosi per ledere la sua persona".

Quale oggetto può essere invece utile in questo momento storico?

"Il quarto oggetto. La borsa esplosiva posizionata nella Banca dell’Agricoltura di Milano il 12 dicembre del 1969, la strage di Piazza Fontana, e il tentato colpo di Stato dell’8 dicembre del 1970. Sono due episodi che sono alla base del sistema attuale politico. Cambiano le epoche, ma tutto torna".

Cagli la seconda casa di Celestini?

"Conosco il direttore Sandro Pascucci da tanti anni. E’ stato il primo in Italia a creare le residenze teatrali, è molto disponibile con gli artisti. A Cagli è come stare a casa".

“Museo Pasolini“ è scritto, diretto e interpretato da Ascanio Celestini, con le voci in scena di Grazia Napoletano e Luigi Celidonio, le musiche di Gianluca Casadei, il suono curato Andrea Pesce e le luci disegnate da Filippo Marocchi. Lo spettacolo è prodotto da Fabbrica.

Info www.amatmarche.net

Beatrice Terenzi