"Il ritorno del Barocci, la gioia del 2020"

Con la riapertura della Cattedrale di Urbino, l’opera deturpata nel 1982 torna nello splendore originario grazie ai restauratori Bacchiocca

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Il ritorno del Barocci con il giovane Bonaventura in Duomo, la riapertura della Cattedrale di santa Maria Assunta di Urbino, dopo anni di accurato restauro, sono stati momenti carichi di emozione per la città e per tutta la comunità religiosa. Sono "occasione per festeggiare lo straordinario patrimonio di fede e d’arte conservato", il commento di monsignor Davide Tonti, Vicario Episcopale per l’Arte e la Cultura dell’Arcidiocesi di Urbino, Urbania, Sant’Angelo in Vado. In questo anno di tribolazioni, la città ha avuto delle importanti gratificazioni: il ritorno del dipinto di Federico Barocci, Martirio di san Sebastiano (1557-1558), dopo il restauro magistralmente condotto da Isidoro e Matteo Bacchiocca, affidato e finanziato da Confindustria di Pesaro e Urbino, grazie a Salvatore Giordano e per interessamento della famiglia Bertozzini, è stato senza dubbio uno di questi.

"L’operazione di recupero dell’opera è motivo di grande soddisfazione per il ripristino del ritratto del giovane Bonaventura, orribilmente tagliato da ignoti dalla grande tela nel 1982 e ritrovato in una casa d’aste da Giancarlo Ciaroni, scoperta condivisa con Massimo Pulini – riepiloga monsignor Tonti –. Si credeva ad una perdita definitiva del frammento, fino a quando Ciaroni, attraverso la ricerca e lo studio delle opere d’arte del territorio, sfogliando il catalogo della casa d’aste genovese Wannenes, prevista per il 31 maggio del 2017, riconosce il ritratto come la parte di tela strappata dalla pala di Barocci. La gratitudine va in particolare ai Carabinieri del Nucleo Tutela Beni Culturali di Ancona e Genova che hanno reso possibile il prezioso ritrovamento. L’Arcidiocesi e l’Ufficio Arte Sacra, in collaborazione con la Soprintendenza competente che ha guidato i lavori, ha servito le operazioni necessarie per il ripristino dell’antica armonia espressa da Barocci nella sua opera. In maniera semplice e commossa, i restauratori hanno consegnato l’opera ricomposta e dopo un’attenta e accurata pulitura, riportando il dipinto allo splendore con cui era uscita dal pennello di Federico Barocci. La Polizia di Stato ha seguito il rientro della tela in Cattedrale, e, insieme ai restauratori, al funzionario Storico dell’Arte della Soprintendenza Tommaso Castaldi, il direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo, il presidente di Confindustria Giordano, il mecenate Bertozzini, Ciaroni, gli storici dell’arte Anna Maria Ambrosini Massari e Luca Baroni, il personale degli Uffici di Curia, si è assistito pieni di meraviglia all’evento magico della ricollocazione dell’opera. La gratitudine di S.E. l’Arcivescovo Monsignor Giovanni Tani raccoglie la felicità di tutta la comunità credente dell’Arcidiocesi che riceve nuovamente l’opera al culto".

Per Monsignor Tonti "questa è l’occasione per sottolineare come in questi ultimi anni sia cresciuta l’attenzione verso la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale di interesse religioso e come questi temi abbiano sempre più rilievo nel panorama culturale europeo", e poi aggiunge: "A causa della crescente secolarizzazione, della diminuzione del numero dei sacerdoti e degli spostamenti della popolazione dai territori rurali verso le città, si può concretamente prevedere che, in breve tempo, una consistente parte del patrimonio chiesastico italiano risulterà bisognoso di cure, necessarie affinché non sia destinato al declino. La tutela diviene una sfida che vede protagonisti gli organi dello Stato e della Chiesa, ma che potrà, se correttamente affrontata, secondo un approccio di responsabilità condivisa, difendere efficacemente il deposito architettonico ed artistico testimone della multiforme cultura italiana".