Il ruolo delle eminenze grigie che hanno dominato la storia

L’Accademia degli Assorditi venerdì ospiterà lo storico. Lorenzo Castellani. Il potere del “dietro le quinte“.

Il ruolo delle eminenze grigie che hanno dominato la storia

Il ruolo delle eminenze grigie che hanno dominato la storia

PESARO

di Solidea Vitali Rosati

“Eminenze grigie. Uomini all’ombra del potere“ (Liberilibri, 176 pagine), l’ultimo libro di Lorenzo Castellani, storico delle istituzioni politiche alla Luiss Guido Carli di Roma, sarà protagonista della interessante serata di confronto sul tema, con tanto di autore presente, organizzata per venerdì all’hotel Due Pavoni alle ore 19,30, dall’Accademia degli Assorditi.

L’associazione culturale è di recente costituzione e ha tra i suoi fondatori Massimo Fortini e Giorgio Tornati. Tra le ultime iniziative dell’Accademia, ad attirare l’attenzione di stampa e critica è stata la tavola rotonda, moderata dai politologi dell’Università di Urbino Bordignon e Ceccarini, sulla Prima Repubblica. Protagonista dell’incontro di dopodomani sarà un’espressione comunemente usata per definire il potere e le sue creative declinazioni. "Nella storia – è scritto in premessa – c’è ciò che si vede – re, dittatori, condottieri, leader politici – e ciò che non si vede – consiglieri, burocrati, banchieri, diplomatici, scienziati, santoni e spin doctor. Lontani dai riflettori, misteriosi, riservati questi personaggi si muovono con disinvoltura nei corridoi semibui dei palazzi e delle corti. Se i loro capi sono potenti, questi uomini sono influenti. E spesso le loro decisioni, i loro consigli, i loro calcoli, sono stati più importanti per la storia di quelli dei grandi protagonisti che tutti conoscono".

Il libro parla di potere attraverso le vite di alcuni di loro, le “eminenze grigie“ per antonomasia come frate Giuseppe per il cardinale Richelieu; Vladislav Surkov per Vladimir Putin; Alberto Beneduce per Benito Mussolini; Martin Bormann per Adolf Hitler; Michel Debré per Charles De Gaulle; Frederick Lindermann per Winston Churchill; Mark Hanna, capostipite degli spin doctor; Keith Joseph per Margaret Thatcher; Montagu Norman, burattinaio delle banche centrali; Josef Retinger, il ragno del Club Bilderberg; Dick Cheney; Zhou Enlai, il mandarino di Mao.

Il libro è veloce, scorre e zampilla di curiosità. A cominciare dalla radice dell’espressione: perché eminenze grigie? Perché, come racconta Castellani all’inizio del suo libro, edito dalla marchigiana Liberilibri, il prototipo fu un frate francescano, segretario e consigliere del cardinale Richelieu: Francois Leclerc du Tremblay, noto come Frate Giuseppe. Che la tonaca non fosse marrone, bensì grigia ci ha disorientato al pari di quando si viene a sapere che le statue greche erano, in realtà policrome e non candide come ce le mostra il tempo trascorso. In effetti solo i Cappuccini lo portavano marrone da lungo tempo, mentre per i frati osservanti il passaggio definitivo fu dal cenerino al marrone, nella seconda metà dell’Ottocento in Francia per poi essere prescritto.

"Carismatico – annota su frate Giuseppe, Castellani – sobrio, faceva dell’erudizione storica una premessa del pensiero e dell’azione politica. Era un doppiogiochista consumato nelle trame diplomatiche. Sapeva unire la visione politica alla costruzione di una grande rete d’informazione trasversale, un sistema esteso di spionaggio sofisticato…".