Insulti social contro Ricci, pensionato alla sbarra

Si è aperto ieri il terzo processo contro altrettante persone che nel 2020 scrissero su facebook frasi offensive contro il sindaco

Migration

Un pensionato pesarese, Massimo Rocchi, è finito sotto processo per diffamazione aggravata su querela presentata dal Comune di Pesaro. L’uomo risulta aver scritto sui social, in particolare facebook, frasi poco ortodosse all’indirizzo del sindaco Matteo Ricci, come "...lo vedrei bene per i prossimi cinque anni a Villa Fastiggi per procurata epidemia" oppure "non ti fai schifo guardandoti allo specchio?" o anche "Matteo l’untore".

La querela per diffamazione non è partita dal sindaco Ricci ma direttamente dall’amministrazione comunale in quanto vede nel sindaco il suo massimo rappresentante. Per cui, ieri, in tribunale a Pesaro, si è aperto il processo contro Rocchi, il quale era presente assistito dall’avvocato difensore Paola Righetti. Si è costituito parte civile il Comune di Pesaro. La difesa intanto ha chiesto di poter avere la consulenza di un perito informatico in modo che possa portare ulteriori elementi di giudizio per ricostruire i fatti. Il processo è stato aggiornato al 21 giugno.

Ma non è l’unico processo in corso su querela del Comune. Ce ne sono altri quattro. I primi due sono iniziati nel novembre scorso e anche quelli poggiano sulle offese social tra cui "sindacontagio, dentro Ricci per epidemia colposa". Gli insulti a Ricci risalgono ai primi mesi del 2020 ed arrivano con una frequenza e intensità fino a maggio quasi quotidiana. Tutti hanno avuto origine da quel "niente panico" che a febbraio 2020 il sindaco aveva manifestato pubblicamente per esortare a non perdere la calma continuando a fare le cose di sempre. Si scatena di lì a poco l’attacco social a Ricci, con fomontaggi, inserendo l’immmagine di Ricci sul corpo di Pinocchio. Una escalation che tocca l’apice con l’arrivo a casa di Ricci di una lettera minatoria, in cui sono raffigurati bossoli e pistola. A quel punto, il sindaco ritiene che debba passare alle carte bollate, autorizzando l’ufficio legale del Comune a presentare querele per difendere l’immagine dell’amministrazione. D’altronde il vicesindaco Vimini annunciò la campagna di querele nell’aprile 2020 con queste parole: "Riteniamo superato da tempo il limite sia per quanto riguarda gli attacchi alla dignità delle persone, sia per il clima d’odio che si fomenta. L’azione di monitoraggio e denuncia comprenderà anche il vaglio di interviste e interventi a mezzo stampa". Il centrodestra parlò di "desiderio di bavaglio alle critiche, piuttosto che a perseguire ingiurie e diffamazioni". La procura crede che ci siano solo le seconde.

ro.da.