La guerra nel Pd Marche. Resa dei conti dopo il dossier. Bomprezzi sfiducia Mangialardi

Voto in direzione contro il capogruppo in consiglio regionale, che ora deve decidere se gettare la spugna o no

La guerra nel Pd Marche. Resa dei conti dopo il dossier. Bomprezzi sfiducia Mangialardi

La guerra nel Pd Marche. Resa dei conti dopo il dossier. Bomprezzi sfiducia Mangialardi

Una giornata di silenzi, riunioni e musi lunghi, quella di ieri, dopo una serata di lunedì segnata da forti turbolenze alla ricerca dell’agognata "unità" che, al momento, c’è solo su carta. E la carta è quella della segretaria regionale del Pd Chantal Bomprezzi che, nel corso della lunga relazione letta in occasione dell’infuocata Direzione dem ad Ancona, ha sfiduciato il capogruppo in Regione Maurizio Mangialardi, con cui i rapporti sono tesi e appaiono irrecuperabili, invocando "un cambio di passo e di guida" e chiamandolo ad "un gesto di responsabilità". Un’indicazione piuttosto esplicita al gruppo consiliare. Perché, come noto, da statuto la segretaria non può chiedere le dimissioni da capogruppo ma, al massimo, è il gruppo consiliare stesso che può votarne la sfiducia. Al momento Mangialardi continuerebbe ad avere la maggioranza dei voti, seppure gli scenari sembrano assai differenti rispetto a quel precedente di circa un anno fa. Si ricorderà, infatti, che nei giorni successivi al 26 febbraio 2023, data in cui furono elette Elly Schlein (nel nazionale) e proprio Bomprezzi (nelle Marche), l’ex sindaco di Senigallia – che alle Primarie sosteneva la competitor Michela Bellomaria – rimise il mandato nelle mani del gruppo. Dimissioni che, allora, furono respinte. Chissà che stavolta, invece, non arrivi una richiesta differente da parte del gruppo?

La spaccatura interna è nota. Il ribattezzato "dossier anti Bomprezzi" (mai citato, ad onor del vero, dalla segretaria nella relazione) presentato alla Schlein è stato soltanto l’ultimo atto di una serie di divisioni. Basti pensare alla sottoscrizione di sei consiglieri dem su otto. Oltre a Mangialardi anche Andrea Biancani, Anna Casini, Micaela Vitri, Fabrizio Cesetti e Manuela Bora, mentre non c’è stata la condivisione di Antonio Mastrovincenzo e Romano Carancini (che appartengono alla maggioranza del partito). Mangialardi, sulle colonne del Carlino, non aveva parlato di un documento contro qualcuno ma utile a suggerire idee per tornare competitivi in vista di Europee e Regionali e per avere l’ambizione di battere il centrodestra. E soprattutto un documento in cui veniva chiesto alla segreteria di accogliere anche le idee della minoranza dem, gestendo il partito marchigiano in maniera inclusiva. Alla prima occasione utile, in realtà, Bomprezzi ha presentato il conto parlando di un dialogo col capogruppo che non c’è, percorsi o decisioni non condivise, attacchi strumentali e persino "ritorni di inusuali interlocuzioni con forze di destra". Fino alla richiesta, neppure troppo velata, di un passo indietro da capogruppo. La relazione è stata approvata dalla maggioranza dei presenti con 23 voti favorevoli (zero contrari), mentre la minoranza non ha partecipato al voto (nonostante frasi concilianti verso Bomprezzi da parte della leader Bellomaria). Tra una riunione e l’altra, nei corridoi di Palazzo Raffaello, ieri Mangialardi ha preferito non commentare vista la delicata situazione, nonostante non sia ancora arrivata la sfiducia del gruppo consiliare Pd. Dopo una tregua armata, le parti torneranno a confrontarsi dopo Pasqua.