La piazza dei 400: dateci lavoro

Bar, ristoranti e tante altre attività tutti uniti contro le chiusure

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Non difendono i "furbetti", perché quelli "devono pagare in proprio per quello che hanno fatto". Ma i ristoratori, baristi, agenti di viaggio, gestori di scuole da ballo, palestre, piscine (almeno 400), accorsi ieri mattina in piazza del Popolo sollecitati da Fipe-Confcommercio per chiedere rispetto per il loro lavoro, hanno avanzato 5 proposte al Governo, ma in realtà hanno ribadito un unico concetto: "Non vogliamo essere umiliati. Chiediamo di poter lavorare come gli altri senza avere elemosine. Noi non siamo untori". Lo ha ribadito Marco Arzeni, responsabile dei pubblici esercizi di Confcommercio, aggiungendo: "Solo a settembre hanno perso il lavoro 400mila del settore del pubblico esercizio."

Ma ecco in sintesi le cinque proposte: esonero da tasse, contribuiti e imposte fino al 31 dicembre 2020, fondo perduto da erogare alle aziende proporzionale alle perdite di chiusura o di limitazione dell’orari, ripristino dell’orario di chiusura per i pubblici esercizi, richiesta di credito d’imposta per tutti gli affitti, calmierazione dei prezzi delle utenze oltre alla rateizzazione automatica del pagamento delle bollette durante i periodi di emergenza. La manifestazione si è svolta davanti al Municipio, e tutti avevano cartelli con un’unica scritta: Tasse. Poi, come in un rito liberatorio, ognuno ad un momento preciso lo ha strappato facendone coriandoli, come a dire per il futuro "non venite a chiederci di pagare qualcosa per la collettività".

Al microfono, si sono succeduti imprenditori del settore enogastronomico, che hanno ricordato di come abbiano già speso tanti soldi per adeguarsi ai nuovi protocolli, "e ora ci impediscono di lavorare come se fosse colpa nostra". Questo vale anche per i pianisti, la cultura, i viaggi e le vacanze. "Noi andremo avanti – hanno spiegato molti degli intervenuti – sperando che questa non sia solo una tappa per arrivare alla chiusura totale. Noi non siamo negazionisti, chiediamo lo stesso rispetto per il lavoro delle altre categorie. Non possiamo pensare che se di giorno si possa lavorare, non sia possibile farlo anche di sera". Un altro, un barista: "Noi non facciamo movida, ma socialità, che è un’altra cosa. Facciamo rispettare le distanze, siamo responsabili di quello che facciamo".

Il titolare di una palestra: "La gente ha bisogno di fare sport, di fare ginnastica, di stare bene. Serve una forma fisica e mentale più forte per superare questi momenti, fateci riaprire il prima possibile". Davide Ippaso, segretario cittadino di Confcommercio, ha ricordato come "sia indispensabile essere uniti nel chiedere una riapertura delle attività fino alla mezzanotte per non sparire definitivamente" aggiungendo ai partecipanti: "Ripulite le cartacce da terra". Erano presenti consiglieri regionali ed esponenti dei partiti. Subito dopo, una delegazione è stata ricevuta dal prefetto Lapolla, il quale ha lodato "il senso di responsabilità dimostrato dalla stragrande maggioranza dei titolari degli esercizi commerciali". Inoltre Lapolla ha apprezzato "il carattere pacifico del sit-in impegnandosi a sottoporre il documento recante le rivendicazioni della categoria all’attenzione dei vertici di Governo".

Infine, Confesercenti col direttore provinciale Giorgio Bartolini, dice: "La categoria ha già pagato a caro prezzo la pandemia da covid-19, prima con il lockdown di marzo, poi dovendo adeguare spazi e locali alle normative previste per la prevenzione del contagio –dispositivi di sicurezza, disinfezione, sanificazione e riduzione dei coperti- ed ora vedendo ridotto in maniera drastica il proprio orario di lavoro. Chiudere alle 18 per un locale pubblico significa subire un nuovo lockdown: solo l’annuncio e i timori di una nuova stretta sui pubblici esercizi hanno fatto perdere nei giorni scorsi alle nostre imprese il 20% del fatturato, percentuale che, con la chiusura alle 18.00, arriverà al 40% in un mese". Confesercenti si è incontrata martedì scorso col Governo per rivedere il provvedimento e tornare alla chiusura alle 23 oltre a lavorare per rafforzare i sostegni economici.

ro.da.