Le bizze meteo danneggiano le api "Dimezzata la produzione di miele"

Compromessa la fioritura dell’acacia, ma si guarda con preoccupazione anche alle prossime settimane "Sono a rischio il millefiori, il coriandolo e il girasole". Viaggio tra gli apicoltori della Valcesano.

Le bizze meteo danneggiano le api  "Dimezzata la produzione di miele"

Le bizze meteo danneggiano le api "Dimezzata la produzione di miele"

di Sandro Franceschetti

Sos per le api, a causa delle ‘bizze’ del meteo. Il caldo anomalo di febbraio e marzo e poi il freddo di aprile, a cui sta seguendo, dopo le temperature quasi estive degli ultimi giorni, una nuova ondata di maltempo, hanno compromesso e continuano a compromettere le fioriture. Soprattutto quelle di acacia, che è una delle piante fondamentali per l’attività degli apicoltori, sia perché garantisce la prima importante fioritura di primavera, sia perché consente la produzione di un miele molto pregiato.

Dopo l’allarme già lanciato in questo senso dai consorzi apistici delle Marche, tracciamo un focus sulla situazione in Valcesano, "dove gli apicoltori – sottolinea Luca Bianchi, presidente regionale e vice nazionale di Agia, l’Associazione Giovani Imprenditori Agricoli della Cia -, considerando anche gli hobbysti, sono centinaia e ci sono quasi 50 aziende vere e proprie che producono miele, delle quali circa 10 lo fanno come attività principale". Tra queste c’è la ‘Fattoria Cuore Capanna’ di Adamo Grilli, che ha la sede a San Michele al Fiume di Mondavio e possiede 150 alveari dislocati in vari punti della vallata, fino alle pendici del Catria.

"Purtroppo gli sbalzi termici – conferma Grilli – stanno stressando fortemente i nostri laboriosi insetti, alle prese con la scarsa fioritura dell’acacia, da cui consegue anche la loro difficoltà a nutrirsi. Infatti, una parte del miele prodotto, un 20, 30%, viene usato dalle api per il sostentamento. E poiché le ‘famiglie’ negli alveari sono fortemente provate a causa di questo scarso flusso di nettare, oltre ad avere pochissimo miele di acacia, il più richiesto e che normalmente rappresenta il 30% della produzione totale, ci ritroviamo a fare i conti anche con l’incertezza per le prossime settimane, quando inizierà la produzione del millefiori, del miele di coriandolo e poi di quello di girasole".

Grilli, giovane imprenditore che da’ vita anche ad iniziative didattiche nel suo apiario, spiega il delicato equilibrio all’interno delle arnie e l’estrema vulnerabilità di questi magnifici insetti: "Ciascun alveare nel periodo invernale ospita circa 20mila api, che poi in tarda primavera e in estate diventano anche 60, 70mila. Fino a qualche anno fa la produzione media di miele arrivava anche a 30 chili all’anno per ogni arnia, adesso, invece, a causa dei cambiamenti climatici, si è scesi a circa 15 e, in alcuni casi anche a 10 chilogrammi".

E’ chiaro, dunque, che bisogna correre ai ripari e anche su questo Adamo Grilli ha una ricetta: "I cambiamenti climatici stanno influendo sul nostro lavoro e sulla salute delle api. Prima cosa, dunque, non si può più perdere tempo e applicare serie politiche che contrastino questo trend. In secondo luogo, serve un aiuto strutturale per le aziende apistiche, in modo che si possa rinunciare a parte della produzione e garantire così il sostentamento ai nostri insetti, fornendogli, se necessario, anche un’alimentazione di supporto". "Non dimentichiamo – conclude – che anche l’agricoltura ad ampio raggio potrebbe risentire di una scarsa produzione apistica, perché le api impollinano il 70% delle piante. Tuteliamo questi straordinari insetti – conclude –, sentinelle del nostro ecosistema".