Fossombrone, a 71 anni fa il modello per una ditta di lampade

Massimo Pianosi, pensionato invalido: posa per il catalogo di una ditta di lampade

Massimo Pianosi, 71 anni. Un passato da operaio e un presente da modello

Massimo Pianosi, 71 anni. Un passato da operaio e un presente da modello

Fossombrone (Pesaro Urbino), 26 giugno 2019 - Offre la sua faccia all’obiettivo quasi con civetteria, ma anche con un che di vulnerabile e indifeso, quasi tenero. Non si sa come chiamarlo. Testimonial? No, lui famoso non è. Modello? Men che meno, i modelli sono «fatti diversi», come si dice. Testimone? Forse. Testimone del tempo che passa e ci porta via tutti quanti, ma anche della resilienza e della tigna che ci tengono qui, la maggior parte di noi, inchiodati a una vita spesso bagascia, ma spesso anche bellissima. Con tutte le rughe e i segni del caso. Perché chissenefrega se uno non è un modello. Cos’han fatto i modelli per noi, vien da dire? Lui si chiama Massimo Pianosi, ha 71 anni, una pensione di invalidità, un passato da operaio e calciatore (ala destra) e un presente da modello/testimonial/testimone (fate voi) per la Karman srl, che in quel di San Martino del Piano, a Fossombrone, progetta e fabbrica lampade da interno e da esterno. L’idea un po’ folle di prenderlo per le foto del catalogo aziendale è venuta un cinque anni fa a Davide Diamantini, il patron della ditta, che quella faccia un po’ così se l’era per così dire mentalmente appuntata. Una faccia tra l’altro ben conosciuta a Fossombrone, dove con poco più di novemila anime tutti conoscono tutti. Una faccia adesso pure gigantografata sul muro dello stabilimento.

Così Diamantini racconta la «scoperta» di Pianosi: «La cosa è nata abbastanza per caso. Naturalmente conoscevo già Massimo. In città lo conoscono tutti. Solo che a un certo punto ci è venuta questa idea che forse poteva essere la faccia giusta per le foto dei nostri cataloghi, ed eccoci qua, cinque anni dopo. Se non ricordo male, quell’anno il tema era «il bello della luce», sicché la scelta di Massimo è stata un po’ antifrastica, diciamo, anche se la sua faccia è bellissima in un senso non convenzionale. Quest’anno invece il tema è «una luce per sempre». La sua foto nella cassa da morto (con relativi scongiuri apotropaici...) è la rappresentazione plastica del concetto: cosa c’è di più definitivo dell’aldilà? Se c’è un filo conduttore nelle nostre immagini? Oh sì: scegliamo persone che hanno dentro quel non so che, possiamo chiamarla anche sfrontatezza. Oppure voglia di mettersi a nudo, anche letteralmente, di rischiare. Gente che affronta la vita col piglio di chi se ne frega, nel senso che è arrivata a un punto in cui del giudizio degli altri non gliene può importare di meno. Tanto per dire, tra i nostri «modelli» c’è una signora di settant’anni che porta i capelli rasta e che fa sei mesi in Jamaica e sei mesi in Italia. Gente così». Massimo, ma la pagano per fare il modello? «Certo che sì, ci mancherebbe altro, ma quanto mi danno sono affari miei, se permette...».