Omicidio-suicidio di Novilara Le bambine in Sardegna dagli zii

Annunciato lutto cittadino a Collinas, il paese d’origine di Simona, nel giorno delle esequie. Le autopsie confermano la volontà feroce di uccidere da parte del marito della donna

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Andranno entro pochi giorni a vivere in Sardegna. Sono le due figlie di 7 e 13 anni di Simona Porceddu uccisa venerdì scorso a Novilara dal marito Mourad Chouaye, nonché padre delle ragazzine, poi suicidatosi gettandosi dai torrioni di Novilara. La decisione del trasferimento appare condivisa anche dall’autorità giudiziaria dopo un incontro che è avvenuto nei giorni scorsi in procura tra il fratello e la sorella della vittima, arrivati dal comune di Collinas, sud della Sardegna, non lontano da Cagliari, dove risiedono. Qui il sindaco Francesco Sanna ha già annunciato il lutto cittadino nella giornata delle esequie della sfortunata donna, che è stata anche sua compagna di scuola: "Ne ho un ricordo molto bello – ha detto in queste ore – era una bravissima ragazza, siamo tutti addolorati".

Sul fronte delle indagini, è tutto chiaro: le autopsie effettuate ieri dal professor Adriano Tagliabracci hanno confermato che è stata un’unica mano ad aver ucciso con diversi coltelli Simona Porceddu, producendole un vasto taglio alla gola. Una definizione completa dei risultati autoptici si avrà nei prossimi giorni così come la morte dell’uomo è dipes dal trauma dopo un volo di circa 15 metri dal torrione.

Ulteriori dettagli verranno allegati alla perizia nei prossimi giorni quando verrà consegnata alla procura della Repubblica, in particolare al sostituto procuratore Silvia Cecchi che è titolare dell’inchiesta. Intanto i carabinieri, stanno convocando in caserma tutti i vicini di casa che avevano avuto con Simona un rapporto di amicizia e di incontri, magari anche per le attività scolastiche delle figlie o per gli aiuti concreti che la comunità di Novilara non le ha fatto mai mancare. La donna però aveva avuto uno sfratto esecutivo ed entro il 31 dicembre avrebbe dovuto lasciare la casa dove fino al febbraio scorso viveva anche il marito Mourad, che aveva ottenuto il beneficio di scontare a domilio una condanna a 15 mesi di reclusione. Agevolazione che venne revocata dal giudice quando Simona chiamò la polizia denunciando di esser stata picchiata dal marito ubriaco. Il 44enne è uscito dal carcere il 26 novembre scorso ma non è rientrato in casa per un provvedimento di divieto di avvicinamento. E poi ha capito che lei non ne voleva più sapere di stargli accanto, la storia era finita, e intendeva rifarsi una vita insieme a qualcun altro. Ha finto di accettare la decisione, e poi ha messo in atto la sua vendetta.

Intanto la comunità sarda, molto numerosa in provincia, è scossa: "Ci auguriamo che le bimbe di Simona Porceddu vengano accolte e assistite con la massima tutela": è l’auspicio espresso da Michele Giua e dal generale Luigi Lilliu, rispettivamente presidente e presidente onorario dell’Associazione Culturale Sarda “Eleonora d’Arborea” di Pesaro. "Vicinanza ai familiari della vittima, e stringiamo in un tenero e affettuoso abbraccio le bambine orfane".