"Ora i nostri appartamenti che fine fanno?" È allarme dopo l’inchiesta sull’ex consorzio

Costruzione delle due torri con 74 abitazioni, tre indagati: i timori dei compratori. Intanto emergono nuovi dettagli sulla vicenda

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In attesa di capire come evolverà la vicenda edilizia dell’ex consorzio agrario al porto, ieri mattina in redazione sono arrivate alcune telefonate da parte di persone che hanno versato degli acconti-prenotazione per gli appartamenti in costruzione e che dovevano essere consegnati entro giugno del prossimo anno. "In realtà – dice un interessato – stavamo attendendo la telefonate del notaio già dai primi di febbraio, ma la cosa non è accaduta. Adesso cosa succede? I tempi verranno rispettati da parte dell’impresa?".

Questo il tono delle domande. Che al momento non hanno risposta almeno fino a quando non ci sarà l’incidente probatorio chiesto dalla autorità giudiziaria. Perché la Procura ha aperto un fascicolo – tre gli indagati –, sulla scorta della relazione che è arrivata dalla Capitaneria di Porto l’organo che sta svolgendo gli accertamenti.

A questo proposito il presidente dell’ordine dei notai Cesare Licini getta acqua sul fuoco delle preoccupazioni degli acquirenti: "Quello che affermo è legato soprattutto al buonsenso e quindi parlo non in veste di notaio perché non posso farlo. Dico che data la modestia dell’importo versato da parte dei clienti e tenendo conto dall’alta affidabilità dell’impresa, direi che non ci dovrebbero essere problemi si alcun genere per chi ha versato gli acconti". Diciamo che le ‘prenotazioni’ che riguardano circa l’80% dei 74 appartamenti che si dovrebbero realizzare nell’area portuale, variano tra i tra i 10 e i 15mila euro e comunque gli assegni non sono mai stati incassati.

Ai tempi della chiusura dell’operazione e del rilascio delle licenze edilizie da parte del Comune alla società Carducci srl (Mulazzani G.G. Italino Mulazzani e impresa Montagna), al comando della Capitaneria c’era Silvestro Girgenti, ora al ministero della Difesa a Roma. "Dicono che mancano i pareri della capitaneria? – dice Girgenti –. Non è assolutamente vero perché è tutto scritto. Tutti i pareri da parte nostra sono stati dati e sono agli atti. Poi già all’inizio del 2018 tutto ciò che era competenza del Demanio era passato dalla Capitaneria all’autorità del Medio Adriatico di Ancona. Comunque stiamo parlando di un’area privata e non demaniale e quindi ricade all’interno del piano regolatore dell’amministrazione comunale. E’ sicuramente vera una cosa: le norme urbanistiche viaggiano su binari paralleli tra il Demanio e le amministrazioni locali, per cui il quadro non è di facile interpretazione. Secondo me siamo di fronte ad una verifica delle procedure".

Se è vero che i problemi pare siano nati per una variante d’uso dei locali al piano terra dei due palazzi che la Renco aveva iniziato a costruire – appartamenti al posto di negozi –, ora si apre anche un altro fronte, dal momento che è stato disposto dai vertici della Capitaneria, per l’inizio della prossima settimana, un sopralluogo all’interno del cantiere navale Rossini. Perché i tecnici che stanno realizzando i due grandi capannoni per la verniciatura, hanno anche in questo caso chiesto una variante per questioni tecniche. "Direi che non c’è nulla di particolarmente strano in questa visita al cantiere – riferisce uno dei vertici del Rossini –. Immagino che il nuovo comandante voglia fare dei controlli per farsi anche un’idea. Onestamente non credo che vi siano cose particolari per cui questo sopralluogo lo vedo quasi come una visita di cortesia. Noi la prendiamo per quello che è e cioè una visita conoscitiva da parte del nuovo comandante della Capitaneria".

m.g.