Palazzine al porto, la lettera della società "Tutto in regola, eppure siamo stati fermati"

La Nova Portum (fondo israeliano e Renco) ripercorrono le tappe della vicenda: "Compromesso un investimento di 20 milioni"

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"Da tempo si parla e si scrive della nostra iniziativa di riqualificazione dell’area in Via Calata Caio Duilio. A questo punto, ci sembra giusto intervenire".

La lettera è firmata dalla Nova Portum, la società di scopo nata per l’edificazione delle due palazzine al porto le cui quote sono in mano a un fondo israeliano (il 70%), alla Renco (il 25%) e all’avvocato Paolo Tanoni (5%).

"Nova Portum – si legge nella lettera – ha perfezionato l’acquisto dell’area solo perché sulla stessa era stata rilasciata, già da due anni, una concessione edilizia per la costruzione di un fabbricato. Tale concessione, come tutte le altre in precedenza, era stata rilasciata in conformità al Piano Regolatore del 1990. Il rilascio della concessione edilizia, avvenuto nel 2018, è stato l’esito di una lunga procedura che aveva visto coinvolti, tra gli altri, anche il Tar. Come previsto dalle vigenti normative, il Comune aveva coinvolto nella procedura finalizzata al rilascio della concessione tutti i soggetti interessati compresa Capitaneria e Autorità Portuale. A seguito della ricezione dell’invito alla Conferenza decisoria, entrambe queste due autorità non hanno formalizzato rilievi. A norma di legge, il Comune ha poi trasmesso la determinazione circa l’esito positivo della conferenza a tutti gli enti interessati i quali, entro 30 giorni, avrebbero avuto la possibilità dì sollevare eventuali, seppur tardive, osservazioni. Anche in questa occasione la Capitaneria nulla ha obiettato. Sono infine trascorsi anche i termini entro i quali la Capitaneria o altri avrebbero potuto fare ricorso al Tar".

"D’altronde la concessione è stata rilasciata in conformità al piano regolatore del 90 che, inequivocabilmente, disciplina quell’area. Diciamo inequivocabilmente perché negli anni precedenti, altri fabbricati, con le medesime destinazioni d’uso, sono stati autorizzati ed edificati, in lotti limitrofi. In quei casi la Capitaneria non solo non si era opposta ma al contrario aveva espresso parere positivo all’intervento. Inequivocabile è senz’altro la nota 18829 del 6 ottobre 2008 con la quale la Capitaneria di Pesaro, in persona dell’allora comandante Aurelio Caligiore, scrisse al presidente di Sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici dichiarando che la normativa applicabile sull’area è il piano del 90. Che si applichi questo piano è attestato anche da una commissione tecnica congiunta fra Capitaneria, Comune ed Autorità Portuale in preparazione della gara per individuare il soggetto che dovrà redigere il nuovo piano del porto. Nell’agosto 2021 si è conclusa questa procedura con l’aggiudicazione della gara. Strano paese il nostro, un ente pubblico come la Capitaneria sporge denuncia sostenendo la non applicabilità di una norma che lui stesso mette a fondamento di una gara d’appalto. Prima di sporgere denuncia la Capitaneria ha consentito l’accesso e ha dettato disposizioni in merito all’organizzazione del cantiere. Infine, sempre la Capitaneria ha atteso la completa demolizione del vecchio consorzio, effettuata e pagata da Nova Portum, poi ha sporto denuncia. Era successa, nel frattempo, un’altra vicenda molto sgradevole. La strada antistante il lotto di terreno da noi acquisito è una strada pubblica di proprietà comunale. Il Demanio marittimo, senza alcun coinvolgimento del Comune ha fatto istanza all’Agenzia del Territorio per ottenere l’intestazione e il declassamento di quella strada. La conseguenza sarebbe stata quella di togliere a Nova Portum, l’unico accesso alla sua proprietà. Solo la ferma e durissima reazione del Comune ha consentito il ripristino della destinazione precedente. Qualcuno sostiene che l’edificazione del fabbricato comporti un rischio di declassamento del porto di Pesaro. Il nostro intervento, che è fuori dall’area portuale, nulla ha a che fare con la classificazione del porto. Tutti i comandanti che si sono avvicendati dal 90 a oggi mai hanno paventato un rischio di declassamento del porto derivante dalle previsioni urbanistiche vigenti. Ma se anche fosse così, non sarebbe stato corretto contattare i proprietari per cercare una soluzione? Perché invece è stata presentata una denuncia?".

"Per concludere ad oggi la situazione è questa: abbiamo una certa confusione nel capire chi sia l’ente competente a fare le politiche urbanistiche. Un importante intervento di riqualificazione urbana regolarmente licenziato viene messo in discussione da chi non ha competenze in materia, un investimento di oltre 20 milioni di euro viene compromesso con gravi danni per operatori che hanno comprato con un progetto autorizzato con il parere positivo di tutti gli enti coinvolti. Qualora fossimo stati indotti in errore, senza dubbio, chi ha causato l’errore dovrà rispondere delle conseguenze. Infine una settantina di famiglie che avevano prenotato un appartamento rischiano la possibilità di accedere ai bonus edilizi previsti. Nova Portum, avuto informazione dell’indagine, ha dovuto sospendere le lavorazioni. Su richiesta della procura, il tribunale ha nominato due periti, un ingegnere ed un architetto, che hanno espresso un parere negativo circa l’applicabilità del Prg 90. I consulenti di parte, docenti universitari di diritto urbanistico, ritengono che il parere espresso dai periti risulti infondato dal punto di vista giuridico e amministrativo. Ci corre l’obbligo, senza volerci sostituire nelle valutazioni dei soggetti preposti, di mettere in evidenza quanto sia preoccupante, che, dopo tutte le evidenze documentali, si disquisisca ancora su quale sia lo strumento urbanistico vigente nell’area Porto. In conclusione possiamo certo dire che ci troviamo di fronte ad una situazione poco edificante e che non rappresenta certo un bell’esempio per coloro che vogliono investire in questo paese".